Roma, 30 nov. - (AdnKronos) - Nel 2050, il 70% della popolazione vivrà in aree urbane e 3 miliardi di persone saranno destinate alla povertà e a vivere nelle baraccopoli. Il 60% dei principali ecosistemi sarà a rischio; i livelli di diossido di zolfo e di diossido di azoto aumenteranno rispettivamente del 90% e del 50%, causando smog, piogge acide e fuliggine, soprattutto nei Paesi emergenti. Il livello dei mari s’innalzerà da 1 a 2 metri, con milioni di persone obbligate a lasciare le aree costiere dove vivono. A tracciare il profilo del mondo che ci aspetta è l'ente di certificazione Dnv Gl che ha delineato uno scenario alternativo nello studio “A safe and sustainable future”
La lista di situazioni ad alto rischio che ci troveremo ad affrontare è lunga. Tuttavia, non è troppo tardi per intervenire. Gli esperti di Dnv Gl hanno individuato le 36 barriere fondamentali da aggirare; a partire dall’insufficiente consapevolezza dei singoli, passando per la debolezza dei quadri di riferimento istituzionali, sino ad arrivare alle carenze economiche e tecnologiche specifiche.
Alcuni esempi? Riorganizzare sussidi e incentivi, incorporare le valutazioni ESG (Environmental, Social e Governance) nelle valutazioni finanziarie, rivedere l’urbanistica secondo principi di sostenibilità e definire nuove unità di misura per la crescita oltre al Pil, che non è in grado di esprimere il benessere della nazione o le condizioni dell’ambiente.