La tutela della privacy sta diventando proprio un'ossessione planetaria, e non stiamo solo parlando delle ben note intercettazioni telefoniche nostrane: a maggio ha suscitato un vespaio di polemiche la scoperta da parte delle autorità tedesche che le autovetture utilizzate da Google per scattare le foto che ritroviamo in Street View non si limitavano a ritrarre le nostre città, ma raccoglievano anche informazioni riguardanti le reti wireless - in particolare quelle non protette -.
Se questi dati siano stati raccolti più o meno intenzionalmente rimane tuttora un mistero, perché il gruppo di Mountain View s'è prontamente difeso, dichiarando innanzitutto che le informazioni raccolte non erano state né diffuse né utilizzate e poi che questa presunta violazione era stata causata da una riga "malevola" di codice, inserita per colpa di una mancata collaborazione tra team durante lo sviluppo della prima versione del software. Effettivamente le motivazioni addotte sembrano debolucce e, considerando che le auto incriminate sono state utilizzate in quasi trenta nazioni differenti, è facile immaginare che la questione non verrà chiusa tanto facilmente.
In attesa delle sentenze definitive, Google ha deciso di non rimanersene con le mani in mano ed ha riavviato i motori delle proprie macchine, dopo averne modificato l'equipaggiamento che raccoglierà i dati per Street View, e s'appresta a tornare in strada in Irlanda, Norvegia, Sud Africa e Svezia. Per dimostrare la propria - presunta - buona fede e la totale assenza di strumenti che possano violare la privacy dei cittadini, è stato addirittura deciso di far certificare l'intero parco mezzi da Stroz Friedberg, uno dei più grandi esperti a livello mondiale in materia di sicurezza e sul blog del progetto il vice-presidente in persona, Brian McClendon, ha pubblicato le scuse ufficiali per l'errore commesso.
Perciò... "the show must go on": d'altra parte, il servizio offerto con Google Street View è d'indubbia utilità e la sua crescita è di vitale importanza per il futuro a Mountain View. Continua, però, a suscitare una certa inquietudine la consapevolezza che aziende private possano raccogliere e gestire informazioni che ci riguardano a nostra insaputa ed in modo tutt'altro che trasparente. E se il futuro, invece di un unico Grande Fratello identificato con il governo come nel romanzo "1984" di Orwell, ci riservasse una molteplicità di Grandi Fratelli collusi con le più grandi multinazionali?