di Peppe Croce
L'Alta Corte della Nuova Zelanda critica le procedure di arresto di Kim Dotcom e il sequestro degli hard disk di Megaupload. Accuse troppo generiche e illegale la consegna del materiale all'FBI.
"Gli hard disk di Megaupload non potevano lasciare la Nuova Zelanda"
Blitz illegale -
blitz congiunto delle forze dell'ordine della Nuova Zelanda e dell'FBI americano
Sostanza e procedura - La Winkelmann, infatti, ha praticamente smontato almeno mezzo impianto accusatorio contro il re del file sharing. Questioni di sostanza, ma anche di procedura. Innanzitutto l'ordinanza di arresto, e il conseguente sequestro di un'enorme mole di materiale digitale oltre ai beni personali di Dotcom, erano troppo generici. Nessuna accusa specifica, secondo il giudice, giustificava unioperazione di queste dimensioni e l'arresto dell'uomo, poi rilasciato su cauzione. E poi i dati, gli hard disk che, per esplicita decisione della magistratura neozelandese, non avrebbero mai dovuto salpare in direzione degli Stati Uniti, dove erano stati richiesti dall'FBI.
Federali sotto accusa - Con questo pronunciamento della Winkelmann la situazione processuale si fa molto favorevole al patron di Megaupload mentre i federali - e tutto il Governo americano - rimediano una gran brutta figura. E non è la prima, in questa vicenda. Tre mesi fa, infatti, Dotcom aveva rivelato che tra i clienti più affezionati dei suoi siti di file sharing c'erano proprio i dipendenti dei maggiori enti e agenzie del Governo a stelle e strisce. Esercito e Marina inclusi. (sp)