Le conclusioni? E' emerso soprattutto un problema di base, che spiega l'incertezza in cui ci troviamo: gli studi effettuati, anche se numerosi, non sono effettuati secondo regole e protocolli precisi. Non è un caso insomma, se quasi contemporaneamente alla pubblicazione di dati che mettono in guardia dai telefonini, escono informazioni di segno opposto: in febbraio su Wired, un giornale che invoglia all'uso degli oggetti ad alta tecnologia, è stato pubblicata la notizia di uno studio apparso sul Journal of the American medical Association che sostiene che l'uso dell'apparecchio aumenta l'attività cerebrale. L'indagine però era stata fatta solo su 14 persone. Secondo l'Associazione A.m.i.c.a, su un totale di 326 articoli sugli effetti biologici da radiazioni da telefoni cellulari, 181 arrivano alla conclusione che ci sono effetti, mentre 145 arrivano alla conclusione che non ce ne sono. Se andiamo a vedere chi paga gli studi, vediamo che il 72% degli studi finanziati dall’industria si concludono con la mancanza di effetti. Mentre solo il 33% degli studi indipendenti mostrano un’assenza di effetti. Sarebbe invece necessario avere indipendenti e basati su modelli di indagine corretti. Ma anche i modelli utilizzati forse sono fallaci: i modelli lineari attualmente utilizzati, e tipici di chi studia i fenomeni fisici, non sono infatti adatti per studiare i fenomeni biologici, che sono complessi e seguono le regole del caos. Le conclusioni a cui arriveremo, probabilmente, non saranno che dobbiamo dimenticare il cellulare: se uccidesse ne avremmo già avuto le evidenze. Per avere un'idea dell'ambiente in cui siamo ormai immersi è possibile consultare un