Fujifilm brevetta un’innovativa tecnologia che promette sensori più economici ed efficienti rispetto a quelli presenti sulle attuali fotocamere e videocamere. Peccato che non sappiamo quando mai arriveranno sul mercato.
“Il sensore è ricoperto da una pellicola organica a base di carbonio”
Luminosa invenzione - Fotocamere e videocamere digitali usano sensori CMOS o CCD, semiconduttori (diodi) sensibili alla luce che la convertono in elettroni - ovvero in segnali elettrici - che il processore grafico provvede a trasformare in un’immagine da memorizzare sotto forma di file. Fujifilm, invece, ha sviluppato (e brevettato) un innovativo sistema ibrido che sfrutta una pellicola di materiale organico - a base di carbonio - per trasformare la luce in elettroni da far “interpretare” al circuito CMOS collegato.
Niente male - I vantaggi della tecnologia messa a punto da Fujifilm sono molteplici. La pellicola organica, innanzitutto, può essere distribuita sull’intera superficie del sensore, quindi senza punti morti, in modo da sfruttare al massimo lo spazio disponibile. E poi non servono più, come nei sensori al silicio tradizionali, né un filtro per i raggi infrarossi per attenuare i disturbi, né un sistema di microlenti per dirigere la luce verso le aree sensibili. Senza contare che non è più necessario neanche dividere il sensore in tante zone sensibili. In pratica, secondo Fujifilm, i suoi sensori - a parità di dimensioni rispetto a quelli "normali"- sarebbero più efficienti ed economici da produrre.
Dubbi e tempi - Eric Fossum, inventore dei sensori CMOS alla base delle moderne fotocamere, si è detto impressionato dall’invenzione, anche se non è del tutto convinto dei reali benefici. Anche perché sembra che ci vorranno alcuni anni prima che gli “occhi digitali a pellicola organica” del produttore giapponese arrivino sul mercato. Un lasso di tempo che i concorrenti potrebbero sfruttare per perfezionare le tecnologie già esistenti. Il principale problema degli attuali sensori è che i pixel devono essere sempre più piccoli quindi, nonostante gli sforzi nella ricerca, l’efficienza nel catturare la luce e la sensibilità dei sensori CCD e CMOS tende a diminuire sempre più. (sp)
Luigi Callegari
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