Canon è diventata Canon perché da sempre unisce tradizione e continuità col passato con grandi innovazioni e costante volontà di primeggiare. Non stupisce, quindi, che a breve distanza dalla presentazione delle sue nuove compatte top di gamma, la casa nipponica abbia deciso di lanciare il sensore CMOS più grande del mondo.
Si tratta di un “mostro” quadrato di circa 20 cm di lato, che dopo un paio di secoli ripropone misure analoghe a quelle delle prime lastre fotografiche ai sali d’argento: ciò nonostante, non ha nulla di nostalgico, né tantomeno dev’essere considerato un passo indietro lungo la strada del progresso tecnologico. Dimensioni così elevate si traducono in primis in una precisione assoluta nell’acquisizione dell’immagine e, soprattutto, in una sensibilità alla luce senza precedenti: pensate che questo CMOS riesce a scattare nitidamente con 0,3 lux d’illuminazione, ovvero a notte fonda senza flash. A dir il vero, vi avevamo già parlato di questo portentoso sensore più di un anno fa, ma a causa del suo ingombro e dell’alto costo di produzione nessuno s’era ancora azzardato a utilizzarlo.
Infatti la vera notizia è proprio questa: sarà l’Osservatorio Kiso dell’Università di Tokyo a impiegarlo per la prima volta in campo astronomico. Attenzione, però, perché non siamo davanti a un elefante - imponente ma lento - della fotografia: il nuovo CMOS sviluppato da Canon può registrare video fino a 60 fps al massimo della risoluzione e questo gli consentirà di catturare perfino le meteore più lontane e meno visibili.
Anche in questo caso, ci sembra un peccato che questa meraviglia arrivi poco oltre il tempo limite: la notte di San Lorenzo è ormai lontana e, con essa, il celebre sciame meteorico delle Perseidi; vorrà dire che il super sensore avrà modo di rifarsi intorno alla metà di novembre con le Leonidi. (sp)