Avete mai sentito parlare della pittima minore? Se anche voi - come noi, d’altra parte - siete cresciuti a pane e Quark, già saprete di cosa si tratta; per tutti gli altri, invece, precisiamo che è un uccello, appartenente alla stessa famiglia della beccaccia e del chiurlo, in grado di compiere la migrazione senza soste più lunga del mondo: due volte all’anno, infatti, vola dall’Alaska alla Nuova Zelanda - e viceversa - senza nutrirsi, né posarsi a terra. D’accordo, la nostra sintetica spiegazione non sarà certamente all’altezza del peggior Piero Angela, ma noi cerchiamo di fare informazione tecnologica, non ornitologica. La pittima, in realtà, ha poco a che fare temi hi-tech a noi cari, mentre c’entra eccome la scelta di Lockheed di ispirarsi a lei per progettare l’aereo del futuro.
Si chiama Stratoliner e ha forme che richiamano molto da vicino quelle del mondo avicolo: ha un lungo “becco” frontale, simile a quello che caratterizzava il vecchio Concorde, un’ampia coda biforcuta, proprio come le rondini e i più moderni caccia militari, nonché due ali larghissime dal profilo sinuoso, che conferiscono al velivolo una portanza eccezionale. Silhouette a parte, la vera novità sta tutta nel sistema di propulsione che utilizzerà come carburante l’idrogeno. Accanto alla fusoliera, troveranno posto due coppie di turboventole criogeniche, che offriranno il duplice vantaggio di consumare pochissimo e di ridurre a zero le emissioni, permettendo la circumnavigazione dell’intero globo terrestre con un solo pieno.
Al momento lo Stratoliner è soltanto un concept, ma ci rallegra constatare che talvolta il duro lavoro di secoli e secoli di selezione naturale può diventare fonte d’ispirazione per lo sviluppo di nuove tecnologie: alla fine, Madre Natura rimane pur sempre un’impareggiabile designer. (sp)