Lentamente, ma non troppo, il settore dei veicoli autonomi si sta trasformando da ricerca pura a mercato vero e proprio. Volvo per esempio, ha recentemente aperto la prima divisione aziendale dedicata agli automezzi senza conducente, Volvo Autonomous Solution.
La nuova unità seguirà ogni aspetto del business, dalla progettazione alla commercializzazione, e avrà come obiettivo quello di conquistare il mondo della movimentazione industriale, cioè di tutto il trasporto che avviene all'interno di aree non aperte al pubblico e quindi non soggette al codice della strada: dai grandi depositi alle miniere, dai porti agli scali ferroviari.
Mercato in crescita. A differenza del comparto del trasporto privato su strada, quello della movimentazione industriale può essere completamente automatizzato già oggi utilizzando le tecnologie esistenti. All'interno di porti, magazzini e centri logistici gli automezzi, grandi camion, gru o piccoli carrelli, possono essere programmati per muoversi in totale autonomia su tracciati predefiniti e sempre uguali senza dover tenere in considerazione la complessità derivante dal traffico e dall'interazione tra veicoli autonomi e automezzi guidati da conducenti in carne e ossa.
«La richiesta di veicoli industriali autonomi è sempre più alta e arriva direttamente dai nostri clienti», spiega a TechCrunch Martin Lundstedt, Presidente e Amministratore Delegato di Volvo. La stessa Volvo è già operativa al porto di Goteborg con Vera, un trattore senza conducente dalle linee simili a quelle di un'auto sportiva, che sposta rimorchi e container dal centro logistico alle banchine del porto dove vengono imbarcati. La flotta di Vera, tutti alimentati da potenti motori elettrici, può lavorare in completa autonomia 24 ore su 24 controllata da solo un operatore umano.