Motori

Il bolide del Politecnico di Milano che sarà in gara alla Formula Student

Gli studenti del reparto corse del Politecnico di Milano hanno realizzato la DP13, auto da corsa elettrica a guida autonoma. Parteciperà al torneo internazionale con 15 atenei italiani.

Si chiama DP13. È nera, e passa da 0 a 100 km orari in 3 secondi, sia con che senza pilota. Soprattutto, è stata progettata e costruita, dal motore alla carrozzeria, dagli studenti del reparto corse del Politecnico di Milano, il Dynamis PRC. Che con questa monoposto da corsa parteciperanno alla Formula Student, una gara internazionale in cui 600 università - fra cui 15 italiane - si sfideranno in diverse competizioni globali. Obiettivo: non solo sfrecciare più veloci degli altri, ma dimostrare di saper produrre un veicolo efficiente in ogni aspetto, compresi il design, i costi e i consumi. Un'esperienza formativa a tutto tondo.

Che cos'è la Formula Student. «Partecipiamo a questa competizione dal 2004», racconta uno deisupervisori, Francesco Braghin, docente di meccanica applicata alle macchine «ed è un'avventura straordinaria. Progettare e costruire una monoposto da corsa è un progetto complesso: occorre saper fare un lavoro di squadra, mettendo insieme competenzediverse».

La DP13, infatti, è­ il frutto di 9 mesi di lavoro di circa 120 studenti dai 19 ai 26 annidelle facoltà di ingegneria (meccanica, elettronica, aerospaziale, automazione) e design. «Fino al 2012» racconta Alberto Testa, uno dei team leader «l'iniziativa era riservata ai dottorandi, ma in questo modo i membri della squadra cambiavano ogni anno: non c'era travaso di esperienze e si ripartiva ogni volta da zero. Poi la competizione è stata aperta atutti gli studenti, così ciascuno può rimanere in squadra per 2-3 anni, trasferendo le sue esperienze ai nuovi membri della squadra».

Dynamis: squadra vincente. Con risultati tangibili: l'anno scorso Dynamis è stata la squadra italiana che ha ottenuto il miglior piazzamento fra gli atenei italiani, conquistando il 30° posto mondiale dei veicoli elettrici. Un risultato che ha fatto il paio con il titolo mondiale conquistato, sempre nel 2021, da un'altra squadra dell'ateneo milanese, Polimove: ha vinto l'Indy Autonomous Challenge facendo correre senza pilota una Dallara IL-15 contro i più prestigiosi politecnici del pianeta.

La  DP13 del Politecnico di Milano
La DP13 è il frutto di 9 mesi di lavoro di circa 120 studenti dai 19 ai 26 anni delle facoltà di ingegneria e design del Politecnico di Milano. © Politecnico di Milano

La DP13 è stata presentata al Politecnico di Milano dagli studenti che ne hanno rifinito gli ultimi dettagli a notte fonda. Un impegno febbrile, iniziato lo scorso settembre con la progettazione e la ricerca degli sponsor: 500mila euro, di cui 50mila stanziati dal Politecnico. Poi gli studenti hanno costruito, assemblato e testato (nella Galleria del vento del Politecnico) ogni singolo elemento.

DP13: il bolide del Politecnico. È un veicolo lungo poco meno di 3 metri, pesante 190 kg e con una batteria elettrica da 80 kW.

Ed è capace di correre sia con pilotache senza, grazie a un software di guida autonoma sviluppato dagli studenti.«È un sistema capace di riconoscere la pista e i coni spartitraffico: non è pensato per laguida in una città ma solo per muoversi nei circuiti» spiega Testa. «Rispetto alle versioni precedenti siamo riusciti a ridurre il peso di circa 30 kg. E abbiamo assemblato una batteria elettrica più moderna e performante».

Oggi il veicolo inizia i test sulla pista del Museo storico Alfa Romeo di Arese. Poi la DP13 parteciperà a 3 gare: una in Italia (13 luglio, autodromo Riccardo Paletti a Varano de' Melegari in provincia di Parma) e due all'estero in agosto (a Hungaroring, in Ungheria e all'Hockenheimring in Germania).

Comunque andrà a finire sarà un successo: molti degli ex membri di Dynamis lavorano oggi in case automobilistiche, qualcuno anche in scuderie di Formula 1 come Ferrari, Alpine, Haas. «Agli ingegneri che vogliono lavorare in F1 o in MotoGP è richiesta l'esperienza nelle competizioni motoristiche internazionali» aggiunge il professor Braghin. «Perché nelle gare, oltre alle competenze, occorre saper lavorare in squadra e risolvere gli imprevisti in tempo reale.

Pronti ai box. I ragazzi sono davvero molto bravi: fanno tutto da soli. Anche perché le nostre squadre, rispetto a quelle straniere, hanno molti meno fondi: i nostri studenti disegnano e laminano il telaio in fibra di carbonio, mentre quelli tedeschi staccano un assegno e lo comprano. Eppure, anche con pochi mezzi, la nostra squadra è riuscita a conquistare un piazzamento importante al suo esordio nella categoria dei motori elettrici battendo squadre che si impegnavano da anni. Nelle gare internazionali di Formula Student c'è uno spirito sportivo molto bello: le squadre si affrontano in pista, ma nei box i ragazzi si danno una mano prestandosi attrezzi e pezzi di ricambio».

1 luglio 2022 Vito Tartamella
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