Motori

Automobili: troppa tecnologia, cresce il rischio hacker

Le automobili contemporanee sono troppo vulnerabili?

Le automobili contemporanee hanno al loro interno computer che ne gestiscono le funzioni: sono vulnerabili da parte degli hacker?

“I sistemi delle macchine potrebbero essere vittime di incursioni informatiche esterne”

Pericolo Hacker - Questo dilemma sta diventando familiare anche nel mondo dele automobili: i computer all’interno dei veicoli sono punti critici e preziosi della macchina, almeno quanto le ruote e i freni, basta infatti pensare ai sistemi che gestiscono la frenata assistita o che aiutano durante la partenza in salita. Due ricercatori hanno dimostrato che è semplice entrare nei network interni che operano sui motori e i freni dei veicoli. Anche Jack ha parlato del problema, illustrando una ricerca svizzera sulle chiavi elettroniche delle auto.

Finora non esistono casi - Anche se ad oggi non ci sono prove concrete e testimoniate che qualche hacker sia entrato in un computer di un’automobile per comprometterne la sicurezza o anche solo rubarla, le lobby industriali stanno studiando il problema, per evitare i cyber attacchi in futuro, anche in vista di un sempre maggiore accesso dall’abitacolo ad Internet.

Paura per il futuro - Secondo Stefan Savage dell’Università di San Diego: "L’industria automobilistica ha il benefit dell’esperienza già condotta fin qui con i PC”. Infatti, maggiori è la presenza dei computer all’interno dei veicoli, tanto maggiore sarà la possibilità che le automobili siano vulnerabili come un normale PC. I computer interni monitorizzano e controllano diverse funzioni: freni, alimentazione, trasmissione air bag e alte funzioni automatiche. E nel prossimo futuro le connessioni Wireless prenderanno sempre più piede: già oggi raccontano la posizione di un veicolo e provvedono ad informare specifiche centraline sulle funzioni dell’automobile, alcune compagnie stanno anche studiando la possibilità di creare applicativi con cui gestire parte delle funzioni dell’auto anche con attraverso gli smartphone.

Prova di laboratorio - In un documento presentato alla Computer Security Conference lo scorso anno il professor Savage e Yoshi Kohno, docente di computer science presso lUniversità di Washington, hanno descritto come i propri team di ricerca sino riusciti a bypassare i sistemi interni di alcune automobili e come sono riusciti a controllarne, in parte, le funzioni vitali, ingorando gli input imposti dal pilota. Tra le funzioni manipolate dall’esterno, hanno eseguito: la disattivazione dei freni, la selezione di una frenata su una sola ruota del veicolo, lo stop all’alimentazione del carburante.

Backdoor audio - In un altro studio, i ricercatori hanno mostrato alcuni inediti sistemi per compromettere l’uso di un veicolo a 4 ruote in remoto, come usando connessioni wireless tipo il Bluetooth. Gli hacker da laboratorio sono riusciti a compromettere il CD player e infettare altri sistemi multimediali inserendo una canzone in un formato audio modificato. E hanno preso pieno possesso di un veicolo inviando una chiamata, con uno specifico comando audio, al sistema di telefonia mobile presente sul veicolo.

Anche le gomme - Altre ricerche hanno evidenziato simili allarmi: un team di ricercatori della Rutgers University e dell’University della South Carolina ha mostrato la vulnerabilità dei netowork wireless che controllano la pressione delle gomme: dalla distanza di 40 metri, hanno bypassato il sistema di sicurezza identificando le gomme, e la loro pressione, di un veicolo che transitava normalmente sulla carreggiata.

Si corre ai ripari? - L’industria dell’auto, fortemente allarmata, sta correndo ai ripari: entro un anno si dovrebbero creare gli standard per la futura sicurezza anti-hacker dei veicoli a 4 ruote. Anche se i responsabili ricordano che "questi sistemi non sono costruiti con firewall su firewall”. C’è anche da segnalare che, ad oggi, non è che sia proprio facile entrare nei computer interni di una macchina: i ricercatori dell’Università di Washington hanno dovuto lavorare per due anni, prima di riuscire a bypassare il sistema messo sotto attacco.

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10 marzo 2011
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