Diciamocelo: nonostante i rumors che si rincorrono senza sosta, i test drive, gli annunci e le presentazioni più o meno sensazionali, l’auto del futuro ancora non si vede. Certo, le vetture degli ultimi anni sono sempre più tecnologiche-ecologiche-connesse-sicure, ma siamo ancora lontano da quel concetto di smart car di cui tanto si parla (almeno) dal 2009.
A fare il punto su come si stanno muovendo le aziende più promettenti di questo settore ci ha pensato Mike Hoefflinger su TechCrunch.
General Motors. Dopo il fallimento della loro prima vettura elettrica, la EV1, i signori di Detroit puntano al futuro con la nuova Chevy Bolt, una nuova auto a emissioni zero (elettrica) con 350 km di autonomia per singola ricarica e un prezzo al pubblico di circa 25.000 euro. Le prime consegne sono attese per l’inizio del 2017. Il problema della Bolt però è la produzione molto modesta di esemplari: 30.000 in tutto il mondo. Un po' poco.
Negli ultimi mesi l’azienda è inoltre entrata con forza nel mondo dello smart traffic: ha infatto investito 3 miliardi di euro nell’acquisto di Cruise Automation, una piccola società di 40 persone specializzata nei sistemi di guida autonoma, e ha puntato altri 500 milioni su Lyft, che realizza tecnologie per il controllo del traffico e delle vetture senza conducente.
Tesla. A 10 anni dalla sua nascita, dopo aver realizzato super sportive elettriche di lusso, l’azienda di Elon Musk presenta la Model3 ed entra nel segmento iper competitivo delle auto da 30.000 dollari.
La vettura sembra convincente per autononomia e tecnologia, ma riuscirà a reggere lo scontro (anche in termini di costi di produzione) con aziende che già oggi sanno di poter contare su una domanda potenziale 10 volte maggiore anche sul modello meno di successo?
Apple. L'auto della mela morsicata è attesa tra il 2019 e il 2020. A quel punto, se le voci saranno confermate, Tim Cook sarà in ritardo come minimo di 2-3 anni sui suoi principali concorrenti. L’azienda di Cupertino dovrà quindi affrontare uno scenario competitivo molto diverso rispetto quello degli smartphone o dei tablet dove, di fatto, ha inventato nuovi prodotti e aperto nuovi mercati.
Google. È stata la prima azienda a muoversi ufficialmente nel mondo delle smart car: ha fatto test, incidenti, ha ottenuto patenti speciali per le sue auto senza conducente e, per ora, non ha ancora un’idea di prodotto da voler lanciare sul mercato.
Ma probabilmente è quella che ha macinato più km e che ha la maggior esperienza su strada.









Cara benzina. Hoefflinger prosegue poi la sua analisi con una considerazione interessante: negli ultimi mesi il prezzo del petrolio si è attestato sui 30$ al barile, circa un quarto rispetto ai livelli del 2008. La benzina, almeno negli States, ormai costa 2$ al gallone, meno di 0,50 € al litro: che interesse potrebbero avere gli americani ad acquistare auto elettriche, comunque limitate per prestazioni, autonomia e possibilità di ricarica?
E in effetti all’ultimo salone di Detroit, l’appuntamento più importante del mercato automobilistico mondiale, non sono mancate le presentazioni di grandi SUV spinti da motori V8 con cilindrate superiori ai 6.000 cc.
Questione di Esperienza. Il futuro dell’auto potrebbe quindi non essere legato tanto a quello dei propulsori, quanto a quello dell’esperienza a bordo. In effetti negli ultimi 100 anni a cambiare radicalmente non è stata la tecnologia del motore a scoppio, ma il modo in cui viviamo la vettura quando ci siamo seduti dentro.
La differenza la faranno le interfacce di controllo dei veicolo, i contenuti, la connettività. E tutto questo trasformerà l’auto così come la conosciamo oggi in un accessorio molto simile allo smartphone, almeno nel tipo di consumo e fruizione.
Qualche esempio? I vetri saranno sostituiti da schermi touch che, oltre alla strada, mostreranno mappe e altre informazioni, in un processo analogo a quello che ha portato la scomparsa della tastiera fisica dai telefonini.
Entro il 2019 il rapporto tra una smart car e un'auto tradizionale sarà analogo a quello che c'è oggi tra uno smartphone e un PC del 2007.
Ma quindi, come finirà? Proviamo a dare di nuovo uno sguardo al mercato.
General Motors e gli altri big. A parte funzionalità sfiziose come lo specchietto della Bolt che si trasforma in uno schermo per la telecamera posteriore, sembra mancare nelle aziende tradizionali una visione chiara di come dovrà essere la smart car.
Mentre i nuovi player punteranno tutto o quasi sulle interfacce, GM e i grandi marchi europei e asiatici continueranno a competere su valori più classici per questo mercato, come performance e costi.
Google. Ad oggi ha l’80% del mercato degli smartphone e possiede la miglior tecnologia disponibile nei sistemi di guida autonoma. Potrebbe diventare l’interlocutore principale, se non l’unico, di chiunque voglia realizzare una smartcar completamente integrata. Ma come nel caso di Android potrebbe vincere sui volumi e perdere nei profitti.
Apple. È probabile che vincerà la battaglia dell’esperienza utente, delle interfacce e dell’integrazione con l’ecosistema esterno all’auto (Siri, i sistemi di home automation, l’App Store ecc) anche se, oggi, mancano ancora pezzi importanti del puzzle come la produzione delle vetture, la rete distributiva e di assistenza, i sistemi di guida autonoma.
Tesla. Attualmente offre la miglior esperienza di smart car esistente e acquistabile. Potrebbe diventare il primo cliente di Google e battere tutti sul tempo.
Se la guerra su ruote finirà come quella degli smartphone è quindi probabile che Apple vincerà la battaglia dei ricavi nei segmenti più ricchi, mentre Google servirà tutti gli altri clienti.
E gli altri saranno costretti a rincorrere.