Fatale fu Nottingham, per la povera Whitney Houston. La celebre cantante, definita spesso “The voice” per la purezza cristallina della sua voce, è stata contestata da più parti dopo il concerto di martedì sera nella città di Robin Hood. L’autrice di “I will always love you”, nonostante abbia milioni di fan adoranti sparsi in tutto il mondo e sia forse la cantante donna più premiata e acclamata della storia, deve ora fare fronte a un inedito fronte di critici che non hanno apprezzato le sue ultime performance.
Erano undici anni che Whitney non si esibiva in Gran Bretagna, e c’è anche da considerare che era reduce da un’infezione alle vie respiratorie che l’aveva costretta ad annullare le tre date precedenti, ma questo non ha reso più “morbidi” i commenti degli esigenti inglesi. Gli stessi 15mila presenti alla LG Arena a un certo punto hanno iniziato a mormorare, in particolare quando la Houston ha scelto di non cantare “One Moment in Time”, preferendo mandare un video sul maxi schermo.
In seguito, c’è stato chi l’ha accusata di “parlare troppo e cantare poco”, mentre sui tabloid britannici la battuta più frequente è stata quella pronunciata nel 1970 dagli astronauti dell’Apollo13: “Houston, abbiamo un problema”. E’ vero che la classe di Whitney non si discute, ma ancora una volta il pubblico e la stampa inglese hanno dimostrato di essere particolarmente esigenti in fatto di musica, e questo può servire di lezione anche in un paese come il nostro, dove troppo facilmente TV e giornali incensano “fenomeni” musicali destinati a scomparire dopo poche settimane.