di Luca Busani
Avete sentito parlare della campagna Wake-Up, che ha avuto come bersaglio l’Apple Store di Sidney? Tutti hanno subito accusato Samsung dell’accaduto, ma la divisione australiana del colosso della telefonia mobile ha negato ogni coinvolgimento.
"E se dietro a tutto questo non ci fosse davvero Samsung Australia?"
Wake-Up - Per chi non avesse seguito la vicenda, ricordiamo che alla fine della scorsa settimana davanti all’Apple Store della capitale australiana è arrivato un misterioso autobus nero, con una gigantesca scritta che campeggiava lungo tutta la fiancata. Dalle sue porte, è sceso un gruppo di ragazzi, vestiti con t-shirt e jeans neri, che si sono sistemati attorno al perimetro del negozio, brandendo tutti lo stesso cartello. Dappertutto c’erano solo due parole, ripetute all’infinito a caratteri cubitali: “WAKE UP” (svegliatevi).
Nessun colpevole - Nessuno ha rivendicato ufficialmente l’azione e loghi in vista non ce n’erano, quindi tutto è rimasto avvolto nel mistero. È chiaro che si trattava di un cosiddetto “flash mob” ed è altrettanto evidente che il messaggio della contestazione era rivolto al presunto conformismo che ormai aleggia attorno agli iDevice, diventati agli occhi dei più critici oggetti di moda piuttosto che di tecnologia. Il problema è che la stessa Samsung solo un paio di giorni prima aveva pubblicato un video teaser, che preannunciava l’arrivo del nuovo Galaxy S III, in cui i Mac addicted venivano ritratti come un branco di pecore (iSheep).
Un solo sospettato - I più maliziosi hanno accostato i due eventi, apparentemente distinti, ed hanno identificato un’unica matrice anti-Apple: ovviamente, fin da subito l’indiziata numero uno è stata Samsung, la storica nemica-amica del marchio della mela morsicata. C’è addirittura chi sostiene d’aver svolto alcune indagini e d’aver scoperto che la manifestazione Wake-Up sarebbe stata organizzata dall’agenzia pubblicitaria Tongue, che collabora già con Vodafone e forse sta curando una nuova campagna marketing della divisione australiana di Samsung.
La smentita di Samsung - La risposta dell’azienda coreana non s’è fatta attendere e, così, nel weekend è arrivato un lapidario comunicato ufficiale, dove la divisione australiana di Samsung ha negato ogni coinvolgimento nei fatti accaduti davanti all’Apple Store di Sidney. Sapendo che in casi come questi non è mai saggio mentire, perché i rischi che tutto possa ritorcersi contro sono estremamente elevati, siamo propensi a credere che questa possa essere la verità. A questo punto, gli scenari che si prospettano possono essere soltanto due, e in entrambi i casi il responsabile va cercato altrove.
Eminenza grigia - La nostra prima ipotesi è che dietro a Wake-Up possa nascondersi un’altra azienda, anch’essa collegata all’agenzia Tongue e per qualche motivo in contrasto - commercialmente parlando - con Apple: gli indizi puntano dritti a Vodafone Australia, che potrebbe voler attirare l’attenzione dei potenziali clienti per promuovere un nuovo prodotto, con un’offerta speciale particolarmente ghiotta.
Un’altra Samsung - La seconda ipotesi, invece, esclude la divisione australiana di Samsung, ma tira in ballo la sua sede centrale di Seul: d’accordo, nessuno negli uffici di Sidney ha organizzato nulla contro Apple, ma questo non significa che in altri luoghi e in altre divisioni della stessa azienda qualcun altro non abbia pensato d’organizzare l’evento, per preparare il terreno al lancio del futuro Galaxy S III. In questo modo, di fatto, nessuno potrebbe essere accusato d’aver mentito.
Settimana rivelatoria - Per il momento, quindi, rimane ancora fitto il mistero attorno alla campagna Wake-Up, ma siamo certi che tutto verrà svelato entro la fine della settimana: giovedì prossimo, Samsung presenterà al pubblico il suo nuovo smartphone top di gamma, mentre domenica si concluderà il conto alla rovescia iniziato su un fantomatico sito, che porta lo stesso nome dell’evento ed è stato registrato dalla solita Tongue, e solo allora avremo finalmente le risposte che cerchiamo. (sp)