Si chiama Apollo 1, ed è il primo robot umanoide che – assicurano i suoi creatori – affiancherà i lavoratori umani in fabbrica sollevandoli dalle attività più pesanti come spostare scatoloni o sistemare casse. Fabbricato dall'azienda Apptronik e disegnato da Argodesign, Apollo 1 è un robot apparentemente simile ad alcuni suoi predecessori (come Atlas della Boston Dynamics), ma in realtà diverso sotto vari aspetti: vediamo quali.
Umano(ide), ma non troppo. Il primo obiettivo dei suoi sviluppatori era creare un robot che non sembrasse troppo umano, come spiega il fondatore di Argodesign Mark Rolston alla rivista spagnola El Confidencial. Una delle caratteristiche più peculiari di Apollo 1 è la sua testa vuota (letteralmente), che serve a ricordare che il robot non è un essere pensante. Per non far sì che avesse un aspetto inquietante, i suoi sviluppatori lo hanno dotato di un volto concavo che, al contrario di quelli convessi come i nostri, non incuterebbe timore in chi lo guarda. Apollo 1 non esprime emozioni, e anche questo aspetto è voluto.
Niente turni di riposo. Le batterie che fanno funzionare Apollo 1 sono intercambiabili, e questo fa sì che possa lavorare praticamente ininterrottamente: l'autonomia di una batteria è di circa quattro ore (meno, se svolge mansioni più complesse), ma affinché Apollo 1 continui a lavorare senza sosta basta estrarre la pila scarica dalla schiena e inserirne una carica: «Il nostro obiettivo è raggiungere le 22 ore di lavoro al giorno, sette giorni su sette», spiega Jeff Cárdenas, CEO di Apptronik.
Robot muto. Apollo 1 non è progettato per parlare, ma comunica attraverso uno schermo situato sul volto dove compaiono messaggi molto semplici: i tre punti sospensivi, per esempio, indicano che sta pensando. Sul petto uno schermo mostra il nome personalizzato dell'umanoide e lo stato delle sue "funzioni vitali" (per esempio, lo stato della batteria e la quantità di energia che sta consumando).
Migliorie per il futuro. Le mansioni attualmente assegnate ad Apollo 1 possono sembrare banali, ma sono fondamentali: spostare casse nei capannoni industriali, ad esempio, richiede precisione e affidabilità.
In futuro l'idea è migliorare nel robot la capacità di manipolare, perfezionando le dita in modo che il tatto sia più "sensibile" e l'umanoide possa afferrare senza problemi anche oggetti fragili e montare macchinari complessi. Modificando il modo in cui opera l'intelligenza artificiale, Apollo 1 dovrebbe riuscire a reagire in tempo reale per poter operare in ambienti dinamici, interagendo e rispondendo velocemente.
Per ora, invece, dovrà lavorare isolato.
L'obiettivo attuale è presentare sul mercato l'umanoide nel 2024: il prezzo non è ancora stato rivelato, ma secondo Cardenas una cifra che potrebbe risultare plausibile, ai fini dell'acquisto da parte di un'azienda, dovrebbe aggirarsi sui 50.000 dollari.