Innovazione

Uno studio pubblicato dalla rivista "Science" dimostra la perdita della biodiversità

Sempre più specie si estingono.

Fallisce il tentativo di frenare la perdita di biodiversità entro il 2010, anno ad essa dedicato. Un articolo pubblicato nei giorni scorsi sulla rivista Science parla chiaro, analizzando lo stato della biodiversità nel mondo attraverso 30 indicatori ambientali. Lo studio si intitola “Global Biodiversity: Indicators of Recent Declines”, e analizza l'andamento del nostro pianeta dal 1970 in poi. Per l’Italia hanno partecipato allo studio i ricercatori dell’ISPRA - Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale - che insieme ad altre 40 organizzazioni ed istituti di ricerca di tutto il Mondo hanno sviluppato e sintetizzato gli indicatori utilizzati nel lavoro.

I numeri parlano chiaro e il segno meno sta davanti a quasi tutti gli indicatori, a partire da quelli sulla presenza di uccelli selvatici (-2,6%) e uccelli acquatici, degli animali della lista rossa a rischio estinzione (inclusi mammiferi, anfibi e coralli), che sono in calo del 6,1%; diminuisce l'estensione delle foreste (-3,1%), quella delle mangrovie e di alghe come la posidonia e altre specie, rispettivamente in discesa del 19 e del 20%, ma anche la barriera corallina è arretrata del 38%. È invece cresciuto del 76% il numero delle specie aliene (alloctone) in Europa, del 31% lo sfruttamento del patrimonio ittico e del 23% il valore degli indicatori dell'impatto climatico.

Non tutto per fortuna va così male, ci sono molti casi "virtuosi" che andrebbero replicati in altre aree del Mondo, come l'estensione delle aree protette, cresciuta del 400% e l'area delle foreste interessate da una gestione "sostenibile" cresciuta addirittura del 12000%. Ci sono poi i casi di almeno 16 specie di uccelli di cui è stata evitata l'estinzione con appositi interventi di conservazione tra 1994 e 2004, e il rallentamento nella deforestazione dell'amazzonia brasiliana, passata da 2,8 milioni di ettari nel biennio 2003-2004 a 1,3 milioni nel 2007-2008, anche se è difficile capire fino a che punto dipenda dalle leggi ad hoc adottate e quanto invece dalla crisi economica che ridotto la domanda di legname.

3 maggio 2010 Stefano Caneva
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