Impronte digitali e scansione dell'iride sono ormai roba vecchia: la sicurezza elettronica di domani potrebbe essere affidata all'unicità dell'orecchio interno. (Alessandro Bolla 24 aprile 2009)
Nel giro di qualche mese la sicurezza elettronica potrebbe essere tutta questione… di orecchio. Un team di ricercatori dell’Università britannica di Southampton (Gran Bretagna) ha infatti messo a punto un rivoluzionario sistema di identificazione biometrica basato sul riconoscimento dell’orecchio interno. O meglio, sul riconoscimento del rumore prodotto dalla vibrazione dell’aria all’interno della coclea, un organo osseo che la cui funzione è quella di ritrasmettere, sottoforma di impulso elettrico, le vibrazione raccolte dal padiglione auricolare.
L'impronta auricolare. Secondo gli scienziati inglesi questo suono, il cui nome tecnico è emissione otoacustica, sarebbe unico ed univoco per ogni essere umano e potrebbe quindi essere utilizzato come sistema di riconoscimento biometrico, proprio come le impronte digitali o la scansione dell’iride. Potrebbe per esempio essere stimolato con una serie di click emessi dal telefonino e captato da microfoni super sensibili posizionati sull’auricolare.
Aziende in pole position. Lo studio dovrebbe concludersi entro la metà del 2010 e, se si dimostrerà valido, potrà di sicuro interessare i produttori di cellulari. Restano ancora da chiarire alcuni punti: per esempio se l’emissione otoacustica rimane identica nel corso della vita o se malattie banali come otite o raffreddore la possono modificare.