Venticinque anni fa, nei laboratori del CERN a Ginevra, si consumava una rivoluzione silenziosa paragonabile - come portata - ad altri cambiamenti epocali nella storia della comunicazione umana. Nel marzo 1989 lo scienziato britannico Tim Berners-Lee sottoponeva ai suoi superiori un nuovo progetto di protocollo per linkare e condividere informazioni su Internet. Nasceva così il World Wide Web (che, da lì a poco, sarebbe diventato di pubblico dominio).
Contro ogni forma di sorveglianza
In occasione del 25esimo compleanno della sua "creatura", Tim Berners-Lee sta promuovendo una serie di iniziative globali per assicurarsi che il web rimanga un mezzo libero, aperto e accessibile a tutti, una piattaforma mondiale della conoscenza sui cui poter scambiare idee, iniziative e creatività.
I tempi sono maturi, ha detto Berners-Lee ai microfoni di un programma della BBC, per la redazione di una Magna Carta, una Carta dei Diritti a tutela della comunità degli utenti online: «Vogliamo continuare a permettere ai governi di esercitare sempre più controllo e sorveglianza (sulle attività online)? O invece abbiamo intenzione di fissare un nucleo di valori, una sorta di Magna Carta del World Wide Web, e stabilire che è così importante, così parte delle nostre vite, che è diventato paragonabile ai diritti umani fondamentali?»
In difesa del "buono" della Rete
Lo scienziato, che si è espresso più volte a sostegno di Edward Snowden, dicendo che il suo operato è stato di "pubblico interesse", ammette che il web è il luogo che simboleggia «l'umanità connessa» e che in esso si possono incontrare «persone meravigliose così come orribili», ma che esso dovrebbe comunque rimanere un «mezzo neutrale, da poter utilizzare senza la sensazione che qualcuno stia osservando da dietro le nostre spalle».
«Non ho molta simpatia» ha aggiunto «per chi dice che c'è così tanta spazzatura sul web. Se è spazzatura, non leggerla, e leggi qualcos'altro».
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