In funzione di salvaguardare il pianeta dal collasso, ogni giorno migliaia di ricercatori studiano nuove tecnologie eco-friendly in ogni campo di sviluppo. Dal Bard College di New York, il professor Gidon Eschel avverte che un consumo eccessivo di carne, come ad esempio avviene oltreoceano ma non quì in Europa, può avere ripercussioni negative sull'ambiente.
Questo discorso non è nuovo, ad esempio se ne era già sentito parlare in Food Inc., libro e film sulla produzione della carne in USA, ma è giusto riproporre questo tema per sensibilizzare i cittadini: per trovare sul nostro piatto una bella bistecca fumante sono necessari diversi step, che hanno un notevole impatto sull'ambiente. La produzione, la trasformazione, il trasporto, il cucinare sono passaggi che comportano ripercussioni negative sulla Terra; per non parlare dei rifiuti, dato che il 20% della carne gettata nell'immondizia è commestibile. L'appello è quello di limitare il consumo di alcuni tipi di carne, come salmone, agnello, maiale e manzo, e di latticini. Altri grattacapi arrivano dall'utilizzo massiccio di fertilizzanti, pesticidi, carburante e mangimi legati all'alimentazione del bestiame: un pollo, animale ritenuto idoneo dal professore, richiede una minore quantità di tutto ciò rispetto ad una mucca. Il problema, per ora, è prettamente americano, in quanto la produzione media per persona di carne è il 60% più alta rispetto ai Paesi europei: anche da questo fatto derivano l'obesità e i problemi cardiovascolari che affliggono la popolazione oltre oceano.
Il punto del discorso è che se ogni americano eliminasse il consumo di carne o formaggio in un giorno alla settimana, sarebbe come togliere 7 milioni di auto dalla strada: il contributo del singolo, a volte, può dare risultati strabilianti.