Con la privacy non si scherza e anche i big possono finire nei guai se esagerano. Com’è successo per diciotto grandi aziende del web citate in tribunale perché le rispettive applicazioni per smartphone e tablet si impossessano, senza l’autorizzazione dell’utente, della loro rubrica dei contatti.
“Dodici cittadini contro diciotto giganti del web per difendere la privacy e la propria rubrica. Chi vincerà?”
Tutti in tribunale - Prima o poi doveva succedere. Così diciotto colossi del web sono stati citati in tribunale per violazione della privacy. Dodici cittadini americani - dieci possessori di iPhone e due di smartphone Samsung con Android - chiedono giustizia perché le applicazioni incriminate accedono senza permesso ai contatti dei dispositivi su cui sono installate. E lo fanno in maniera indebita, ossia senza chiedere il alcun permesso all’utente.
Big alla sbarra - La causa è di quelle che si ricorderanno a lungo perché tra gli accusati ci sono praticamente tutte le grandi del mercato delle applicazioni: Apple, Twitter, Facebook, Beluga, Yelp, Burbn, Instagram, Foursquare Labs, Gowalla, Foodspotting, Hipster, LinkedIn, Rovio Mobile, ZeptoLab, Chillingo, Electronics Arts, Path e Kik Interactive.
Il Congresso si muove - In attesa del processo, però, si muove anche la politica con due membri del Congresso americano che hanno già scritto una lettera formale ad Apple per chiedere maggiori informazioni sul comportamento delle applicazioni iOS e come accedono alla lista dei contatti degli utenti. La risposta di Apple è stata giudicata insufficiente, tanto che l’azienda è stata invitata ufficialmente a inviare un suo rappresentate a Capitol Hill per fornire maggiori spiegazioni. (sp)
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