Cinema 3D, iMax e sale immersive potrebbero presto finire nel dimenticatoio, superate da una nuova tecnologia che permette agli spettatori di un film di prenderne il controllo semplicemente... con il pensiero. L'idea è di Richard Ramchurn, studente dell'Università di Nottingham (UK) con l'hobby della regia.
Al cinema col sensore. Ramchurn ha messo a punto un dispositivo che rileva in tempo reale i livelli di attenzione dello spettatore grazie all'analisi della sua attività cerebrale. I dati, intercettati da una serie di sensori simili a quelli utilizzati per l'elettroencefalografia, vengono inviati a un computer che li rielabora con uno speciale software e utilizza i risultati per modificare la colonna sonora del film, scegliere quali scene mostrare e quale storia costruire. Si crea così un doppio flusso di informazioni: il fluire del film interviene sull'attività cerebrale dello spettatore che a sua volta influisce sul film.
Dieci, cento, mille film. L'ultima sua produzione, The Moment, è un cortometraggio ambientato in un futuro distopico dove le interfacce uomo-computer sono ormai la normalità. Le storie dei protagonisti, le scene e le musiche possono essere intrecciate così da creare migliaia di storie diverse a seconda di chi siede davanti allo schermo. Secondo Technology Review (pubblicazione online del MIT), chi si trova davanti a The Moment non è però sempre conscio della relazione tra lo scorrere del film e le proprie emozioni.
Meglio soli... La tecnologia di Ramchurn non è destinata a un utilizzo collettivo: un'intera platea di spettatori capaci di coordinare le proprie emozioni, in effetti questo sì che sarebbe un futuro distopico! Il ricercatore ha invece condotto alcuni esperimenti proiettando il film a 3 spettatori che avevano rispettivamente il controllo su trama, colonna sonora e mix delle scene. Il risultato è stato positivo: la modalità collaborativa ha permesso di ottenere un film che ha soddisfatto i volontari.
A me gli occhi. Il controllo cerebrale su di una storia non è una novità: lo stesso Ramchurn, nel 2013, aveva messo a punto un dispositivo che attraverso il monitoraggio del battito delle ciglia permetteva di valutare il livello di attenzione dello spettatore e gli proponeva tagli di scena e cambi di inquadratura ad hoc. In breve lo spettatore diventa "padrone" della tecnologia e impara a cambiare consciamente il flusso del film, per combattere noia e banalità.