di Luca Busani
Il tracking telefonico ci riguarda più di quanto pensiamo: sono ormai innumerevoli gli organi di polizia che lo utilizzano nelle indagini, anche per crimini minori. E a breve inizieranno a sorvegliare perfino i social network.
"Negli Stati Uniti il tracking telefonico sarebbe all’ordine del giorno"
Roba da FBI - Quando si parla di intercettazioni telefoniche, pensiamo subito a indagini complesse, condotte da organismi come la CIA e l’FBI, che perlopiù hanno come bersaglio criminali pericolosissimi, terroristi o al massimo politici poco onesti. Tecnologie di questo tipo, in realtà, vengono utilizzate quasi quotidianamente dalle forze dell’ordine americane per sventare anche altri tipi di reato, come suicidi, rapine e spaccio di sostanze stupefacenti.
Così fan tutti - Il New York Times ha svolto un’inchiesta e le informazioni raccolte sono a dir poco inquietanti: questi sistemi di localizzazione telefonica, che un tempo erano prerogativa di CIA e FBI, ora sono a disposizione di comuni agenti di Polizia, che li utilizzano senza chiedere alcuna autorizzazione a giudici e tribunali. Ormai tutti possediamo un telefonino e le comunicazioni - soprattutto mobili - possono trasformarsi in importanti strumenti di indagine, ma diventa altrettanto essenziale che ci sia un rigoroso controllo dell’uso che ne viene fatto, per tutelare i cittadini.
Al cittadino non far sapere - Il giornalista che si è occupato dell’inchiesta cita una serie di esempi raccolti in diversi stati, dalla California al Nevada, dallo Utah all’Arizona, e riporta addirittura un avvertimento che verrebbe fatto nel manuale d’addestramento degli agenti di Polizia dello stato dell’Iowa: «non bisogna riferire in pubblico oppure ai media che vengono tracciati i cellullari per facilitare la localizzazione dei sospettati». È chiara la volontà di tenere all’oscuro la cittadinanza, per non fomentare paranoie e rancori verso le autorità, ma ora che tutto questo è trapelato occorre regolamentare bene queste procedure.
Gli inglesi pensano ai social network - A proposito di regolamentazioni, il Parlamento del Regno Unito sta per varare una nuova legge che costringerà tutti gli ISP (Internet Service Provider) britannici a monitorare costantemente i loro utenti, per poter fornire - su richiesta delle autorità competenti - tutti i dati riguardanti le comunicazioni online intrattenute da chi è sospettato di atti di terrorismo. La notizia è stata riportata dal quotidiano The Guardian e, anche in questo caso, siamo certi che susciterà un vespaio di polemiche.
Alla faccia della privacy - Una legge di questo tipo, in effetti, nuoce innanzitutto agli ISP stessi, perché non sarà certamente economico attrezzarsi in modo adeguato per soddisfare queste richieste, tra archivi giganteschi e software di controllo.
In secondo luogo, non piacerà neppure ai cittadini, che vedranno minacciata la loro sfera privata. D’accordo, la normativa indica espressamente che non potrà essere controllato il contenuto delle conversazioni, ma di fatto lo Stato saprà sempre con chi stai chattando in qualsiasi momento, infischiandosene delle impostazioni relative alla privacy su Facebook.
Attento a chi frequenti - In Italia, almeno per ora, possiamo dormire sonni tranquilli, perché i problemi che deve affrontare il nostro governo sono ben altri. In futuro, però, non è da escludere che provvedimenti analoghi possano essere presi anche da noi, pertanto cerca di fare tesoro dei vecchi insegnamenti della mamma e non frequentare cattive compagnie, quantomeno nei social network. (sp)