Più passa il tempo, più frequentemente capita che un videogame susciti le ire di associazioni e movimenti di ogni tipo. Perché questo accada non è del tutto chiaro, ma le ipotesi sono due: o sono i giochi ad essere sempre più violenti ed amorali, o sono i contestatori che, forti dei successi ottenuti da altri prima di loro, si fanno progressivamente più esigenti ed intransigenti. Come spesso accade, la verità starà certamente nel mezzo, eppure, dopo le polemiche che hanno riguardato la possibilità d'impersonare le truppe talebane all'interno di Medal Of Honor, ora sul banco degli imputati è finito Call Of Duty: Black Ops.La discussione è nata in seguito alla scelta di bandire da Xbox Live chi utilizza la svastica come avatar per giocare online: la decisione, presa dal direttore del servizio Stephen Toulouse, è a nostro avviso ineccepibile, perché stiamo parlando di un simbolo che inequivocabilmente ci rimanda ad un passato terribile, di cui nessuno dovrebbe avere nostalgia. Per questo, invece, Microsoft è diventata il bersaglio delle critiche alquanto aspre di chi, appellandosi al solito I emendamento della Costituzione degli Stati Uniti d'America, invoca la più totale libertà di pensiero e di culto e pertanto chiede che lo stesso trattamento venga riservato a tutte quelle immagini che possono avere un'accezione negativa, foss'anche solo per un ristretto gruppo di persone. Secondo questo principio, dovrebbero scomparire, oltre alla suddetta svastica, la croce cristiana, la stella di David e perfino il simbolo di infinito. C'è anche chi chiede a gran voce di riabilitare quello che è stato il triste stemma del regime nazista: in epoche più remote, era stato infatti utilizzato come rappresentazione stilizzata del sole ed era comparso su monete, sculture ed edifici, perfino in ambienti religiosi. La cosa più ridicola di tutta questa bagarre è che si è completamente persa di vista la violenza di questo gioco, che potrebbe sì risultare disturbante e spingere alla protesta i genitori più protettivi.Ci troviamo in pieno accordo con il punto di vista espresso da Toulouse, perché l'idea di un relativismo etico così assoluto può addirittura portare alla legittimazione di scelte ancor più discutibili, come quella di Amazon di non ritirare dal catalogo dei libri scaricabili su Kindle la discussa opera sulla pedofilia di Philip R. Greaves: in verità, anche in quella circostanza il buon senso ha prevalso ed ora il testo non è più disponibile, ma giustificare l'esistenza e, soprattutto, la commercializzazione di tale materiale è davvero inqualificabile. Come hanno giustamente sottolineato alcuni giuristi, chi partecipa dei proventi delle vendite di un prodotto deve anche rispondere in prima persona delle responsabilità che questo pone, quantomeno al cospetto di chi ne usufruisce. Ben venga, quindi, un ritorno all'etica ed ai valori da parte della tanto vituperata Microsoft e non dimenticate, amici lettori: quando giocate con i vostri videogame preferiti, lasciate da parte politica e religione e pensate solamente a divertirvi; come simboli, potete continuare ad impiegare i soliti emoticon o, al massimo, i gagliardetti delle vostre squadre del cuore.