Mentre si festeggia il compleanno dello spam (la posta spazzatura), un recente studio mostra dati allarmanti. E ancora una volta l'Italia, suo malgrado, diventa uno dei protagonisti. (Riccardo Meggiato, 20 maggio 2008)
Pochi giorni fa la posta spazzatura, ossia lo spam, ha celebrato il suo 30° compleanno: la prima e-mail di spam fu spedita il 3 maggio 1978 a 400 persone dal produttore di computer Dec. Niente per cui valga la pena festeggiare, sia chiaro: il fenomeno delle "e-mail pubblicitarie non sollecitate", come lo definiscono gli esperti, è una piaga digitale della quale faremmo ben volentieri a meno. Eppure, per quanti sforzi siano stati fatti per eliminarla (consigli, trucchi, programmi, arresti dei più famosi "spammer" e via dicendo), rimane un problema con la "P" maiuscola: Marshal, una dele più famose aziende di sicurezza informatica al mondo, ha comunicato dati preoccupanti per la prima decade di maggio. La percentuale di spam, tanto per cominciare, ha superato il 50% del totale di mail scambiate al mondo: ogni due mail ricevute, almeno una è di pubblicità indesiderata.
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OGNI GIORNO... |
Ogni giorno, da quando si alza il Sole a quando tramonta, 900 milioni di persone si collegano a Internet, spediscono 200 miliardi di e-mail e, di queste, almeno 120 miliardi sono pura e semplice spazzatura.
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Pubblicità di che cosa? Dalle ricerche Marshal risulta anche che quasi la metà della posta spazzatura promuove prodotti e servizi relativi alla salute, mentre il 44,5% pubblicizza prodotti di qualunque categoria merceologica. Il restante 5-6% si suddivide principalmete tra servizi d'azzardo, siti per adulti e "malware", che sta per "malicious software". In rete qualche burlone l'ha tradotto con "malizioso", ma la sua vera natura è quella di essere piuttosto malvagio. Le mail di spam possono infatti essere utilizzate come veicolo per virus e trojan (programmi che si installano in un computer e lo mettono alla mercé degli hacker), ma anche per il phishing, cioè la tecnica con la quale si attira il navigatore in un sito "finto" al fine di impossessarsi dei suoi dati personali. Per esempio password e codici di carte di credito.
Il Bel Paese. Dopo anni di egemonia da parte di America e Asia, l'Europa sta diventando il caposaldo dell'industria dello spam, con più del 40% del volume totale di spazzatura postale che proviene proprio dal Vecchio Continente. E non consola granché la prima posizione degli Usa (come singolo stato), col 14% del totale, seguito da Russia (7%) e Turchia (6%). L'Italia si piazza al decimo posto, con il 3%.