Un'anomalia nei sistemi di frenata: questa una delle ipotesi sull'origine dell'incidente della SpaceShipTwo, la navetta spaziale di Virgin Galactic che venerdì 31 ottobre si è disintegrata nei cieli del Deserto del Mojave, California, provocando la morte del co-pilota e gravi ferite nel pilota sopravvissuto.
Prima del tempo. Secondo la National Transportation Safety Board (NTSB), l'Agenzia americana per la sicurezza del trasporto aereo, i due stabilizzatori di coda della navetta - due alette situate sulla coda del velivolo, ideate per portarlo in una configurazione di volo ad alta resistenza - sarebbero state azionate troppo presto, quando la SpaceShipTwo non aveva ancora raggiunto la velocità massima e si trovava ancora a un altezza troppo bassa.
Velocità insufficiente. I due bracci posteriori avrebbero dovuto essere ruotati verso l'alto, raggiungendo la cosiddetta "configurazione a piuma", quando la navicella avesse raggiunto la velocità di Mach 1.4 e fosse pronta per il rientro.
L'analisi dei dati relativi alla telemetria e delle immagini girate all'interno dell'abitacolo rivelano che il sistema è stato azionato dal co-pilota quando il velivolo si trovava a una velocità di Mach 1 (la velocità del suono in determinate condizioni): comunque, prima del previsto e in una fase di accelerazione.
Le alette si attivano con due operazioni: la prima sarebbe stata fatta dal co-pilota troppo presto; la seconda sarebbe avvenuta invece in modo autonomo, senza il previsto intervento dell'equipaggio: le alette si sarebbero attivate da sole (forse per colpa delle forze aerodinamiche) due secondi prima della disintegrazione.
Atterraggio piuma. La manovra per rallentare la discesa è chiamata "feathering" (da feather, piuma). I due piloti avrebbero dovuto cambiare l'assetto delle ali spostandole di 65 gradi verso l'alto, in una posizione simile a quella del volano del Badminton, soltanto nella fase di rietro. L'assetto crea infatti una potente resistenza, permettendo un più lento e sicuro rientro nell'atmosfera terrestre. Ma in fase di accelerazione potrebbe disintegrare lo spazioplano.
Le indagini continuano. Gli esperti - infatti - precisano che questo dettaglio è un dato di fatto, non la causa dell'incidente: «Siamo molto lontani dall'individuare le cause. Abbiamo davanti mesi e mesi di indagini da fare e ci sono ancora molte cose che non sappiamo» hanno chiarito in conferenza stampa.

Il carburante. Non troverebbe invece per ora conferma una delle ipotesi iniziali, secondo la quale nel test di volo sarebbe stato impiegato un nuovo tipo di carburante sperimentale più efficace nel dare potenza al razzo: «La combustione del motore è stata normale, fino all'estensione delle ali posteriori» ha detto