Siamo sotto attacco. I nostri dati personali, i nostri conti correnti bancari, in pratica la nostra identità digitale è in pericolo. Oggi, in 25 Paesi europei (Italia compresa) i computer che custodiscono le informazioni più sensibili sono bersagliati da 1.200 attacchi contemporanei. Tranquilli, non è la fine del mondo. Anche perché... si tratta di una simulazione.
Anti-crime. Ad averla organizzata è l’Enisa, European Network and Information Security Agency, l’ente Ue che si occupa di sicurezza informatica. Ed è la seconda volta in due anni che mette sotto stress un intero settore (stavolta soprattutto quello finanziario) per valutare in che modo i server e le reti sarebbero in grado di reagire a una massiccia offensiva dei cybercriminali. Ma in cosa consiste, in pratica, l’attacco?
Troppa coda. Nel fatto che un team di 300 esperti informatici sta inviando ai computer delle banche una serie di richieste in contemporanea: tecnicamente si chiama attacco DDoS, Distributed Denial of Service. Significa “negazione del servizio” e consiste nella saturazione della capacità di rispondere da parte di un server alle troppe e simultanee domande di connessione. Un po’ come fanno i ciclisti di Critical Mass quando tutti insieme scendono in strada: il risultato è il blocco del traffico e l’impossibilità dell’uso di quella strada da parte degli automobilisti.
Buoni e cattivi. L’attacco DDoS è stato usato, in passato, dai cosiddetti hacker etici che, con questo sistema, colpivano i siti web di multinazionali. Ora, però, viene sfruttato da veri criminali informatici, con lo scopo di creare un elevato quantitativo di “rumore”, distraendo e mascherando altri attacchi. Oppure, ricattando direttamente l’organizzazione colpita: che, solo dietro il pagamento di una certa somma, potrà tornare a utilizzare le proprie strutture.
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