In questi ultimi giorni le proteste dei giovani, studenti e ricercatori, che disapprovano la Riforma Gelmini si sono fatte sempre più infiammate e si sono diffuse a macchia d'olio, tra occupazioni e cortei non autorizzati per far sentire le proprie ragioni. Per rendere efficace la comunicazione i ragazzi traggono ispirazione dai loro predecessori del '68: a farla da padrone sono infatti slogan cantati e musica, che arrivano dai tetti delle università e dalla cima dei monumenti, fino a spandersi eccheggianti per le strade.
Protagonisti non sono più le band e i cantanti rock, folk e punk come Jefferson Airplane, Inti Illimani e Cccp, che hanno accompagnato generazioni di manifestanti più grandicelli. I nuovi cori si intonano ascoltando Caparezza, Bandabardò, Ska-P, “Rappresaglia” dei 99 Posse, e tirando fuori qualche impolverato evergreen come “Get Up, Stand Up” di Bob Marley e “Contessa” di Paolo Pietrangeli nella versione dei Modena City Ramblers, anche se nella maggior parte dei casi il sottofondo è la techno martellante che proviene da qualche carro in coda al corteo, dove si muovono giovanotti alienati con enormi pantaloni.
A furor di popolo la canzone simbolo di braccia e teste ribelli è “La Grande Onda” del Piotta, la hit del 2002 che rappresenta la posizione degli studenti, un po' “sballottati da sponda a sponda”. Anche molti degli artisti citati si sono apertamente schierati contro la Riforma e appoggiano le dimostrazioni pubbliche: due esempi su tutti sono Pino Scotto e Jovanotti, che però ha ammesso di non essere particolarmente informato.
Scritto da: Alice Ajmar
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