Ieri è stato il giorno del lancio ufficiale sul mercato italiano dell’attesissimo Galaxy S II: secondo gli addetti ai lavori, in questa circostanza è avvenuto il sorpasso. L’allievo ha superato il maestro, ovvero Samsung è riuscita nell’ardua impresa di realizzare uno smartphone più performante del tanto decantato iPhone 4; e pensare che soltanto un anno fa nessuno - o quasi - avrebbe scommesso su questo risultato. Sentendo il fiato sul collo, Apple ha dovuto tirare fuori le unghie per difendersi dall’agguerrita concorrenza e da tempo è passata alle maniere forti con il marchio coreano, citandolo più volte in giudizio per presunti plagi. Ovviamente, neppure Samsung è rimasta con le mani in mano ed ha contrattaccato la casa di Cupertino con analoghe accuse, riguardanti il primo PMP sviluppato a Seul nel “lontano” 2006.
Il giudice californiano Lucy H. Koh si è già pronunciato e la sua prima sentenza è nettamente a favore di Jobs e soci: i rivali coreani dovranno mostrare ai rappresentanti legali di Apple i prototipi dei loro prossimi prodotti, affinché possano verificare se ci siano state o meno violazioni di brevettti. Samsung non ha gradito la decisione ed ha risposto che non ritiene corretto far esaminare prodotti “top secret”, che potrebbero essere modificati e che comunque non sono ancora giunti alla versione definitiva. Il giudice, dal canto suo, ha controbattuto che, essendo stati distribuiti 5000 esemplari dimostrativi del tablet 10.1 in occasione dell’ultimo Google I/O 2011, è evidente che questi dispositivi siano ormai pronti per la commercializzazione. In ottemperanza alla suddetta sentenza, Samsung dovrà pertanto consegnare ad Apple entro 30 giorni un pezzo per ciascuno dei modelli della sua nuova gamma, tra Galaxy S II, Galaxy Tab 8.9 e 10.1, Infuse 4G e Droid Charge. A nulla sono servite le ultime rimostranze dei coreani, che hanno accusato la Koh di porre la loro azienda in posizione svantaggiata rispetto alla concorrenza, svelando preziosi segreti industriali.
Al di là di come andrà a finire questa diatriba, avendo provato di persona un paio di questi dispositivi “incriminati”, possiamo dire con certezza che Apple non deve più dormire sugli allori, né limitarsi ad aggiornamenti minori - perlopiù estetici - tra una generazione e l’altra dei suoi device; perché non bastano i tribunali per conservare una leadership, ma bisogna continuare a lottare e ad applicarsi per sviluppare nuove tecnologie. (ga)