Innovazione

Dove va la ricerca: il 2008 tra futuro annunciato e futuro ragionevole

Indosseresti il tuo telefonino? Dormiresti su di un letto in sintopelle robotica? Se la risposta è sì... sei pronto per il futuro annunciato! Quello in cui ci proietta questo sguardo di insieme su...

I tessuti super tecnologici sono il grande filo conduttore di molte delle ricerche del 2008. Nel settore della comunicazione, per esempio, si arriva al telefono da indossare. Si chiama M-dress ed è un morbido e pratico cellulare: "m-dress" sta per mobile-phone-dress... Come dirlo in italiano, vestito telefonico o telefono vestibile? Quando (e se) verrà il momento lo chiederemo ai creativi di CuteCircuit, azienza inglese che ha una lunga tradizione di invenzioni curiose, come la maglietta dell'abbraccio. L'M-dress funziona così: infili la tua Sim in un apposito taschino e quando il vestito squilla (o vibra...), il semplice gesto di portare la mano all'orecchio permette a un sensore di aprire la comunicazione, e quando lasci scivolare giù il braccio chiudi la chiamata. Tutto questo è possibile grazie ai tessuti intelligenti, quelli nelle cui maglie si annidano microchip e sensori, e allo speciale software per il riconoscimento dei gesti. Avrà successo l'M-dress? Quante delle idee che trovi in queste pagine si trasformeranno in qualcosa di più, facendo meglio di storiche invenzioni-flop come la Eolo, l'auto ad aria (vedi auto ecologiche), o la Spark, la sua sorella elettrica? Dì la tua: scrivi qui i tuoi commenti su queste pagine.


VEDI ANCHE: le classifiche degli anni scorsi.

Anche quest'anno, grandi promesse: se fosse per i ricercatori domani mattina avremmo tutti sotto casa una piccolissima citycar silenziosa e verde (nell'anima). Invece, mentre progetti e prototipi si moltiplicano, pochi arrivano poi a calcare l'asfalto. Proprio come sta accadendo con la Venturi Eclectic, la prima vettura autosufficiente. Funziona grazie a batterie alimentate dal pannello fotovoltaico che fa da tettuccio (2,5 mq.), ricaricabili anche da una normale presa di corrente oppure - e qui viene il bello - da un generatore a vento portatile da piantare a terra durante le soste. Presentata (sulla carta) al Motorshow di Parigi del 2006, adesso di lei si dice che andrà in produzione nel 2009. Se fosse vero potrebbe ritrovarsi in buona compagnia, accanto alla Pininfarina Bi-zero che, presentata quest'anno all'autosalone di Parigi, ha destato molto interesse: una monovolume totalmente elettrica, ricaricabile da qualunque presa di corrente e col tettuccio fotovoltaico per dare corrente ai sistemi di bordo... Concept molto simile a quello della Eclectic, ma con un design più tradizionale.

PIEGA LA MOTO! (E portala su)
Qualunque siano i motivi per i quali le auto del futuro stentano a diventare macchine del presente, designer e progettisti continuano a lavorare alacremente su due fronti: minimo ingombro per la città e propulsione a emissione zero (zev, zero emission vehicle). Nasce così il RoboScooter, sviluppato dal MIT Media Laboratory in collaborazione con Sanyang Motors e il Taiwan's Industrial Technology Research Institute. Elettrico, leggero e... sì, è il primo esemplare della razza dei pieghevoli. Ma se il tempo non fosse clemente? Un altro progetto del MIT Media Laboratory fonde la comodità di un veicolo chiuso, l'agilità di una moto e l'efficienza di un trasporto pubblico, dando vita a una citycar elettrica e compatta, anzi, di più: una citycar accatastabile! Come un carrello del supermarket... E, più o meno, potrebbe funzionare allo stesso modo. Il progetto nasce infatti come car-sharing: infili una monetina (o è la carta di credito?), la stacchi dalla sua fila, vai dove ti pare e l'abbandoni agganciandola in coda a un'altra fila.

BATTERIE COME BENZINA
Purtroppo, oltre ai costi iniziali ancora alti, le auto elettriche hanno anche grossi limiti di autonomia e lunghi tempi di ricarica. Ma il quarantenne israeliano Shai Agassi sembra aver trovato una soluzione: il progetto si chiama, come la sua azienda, Better Place. Per il 2011 Agassi intende avere 5.000 auto elettriche che viaggiano sulle strade di Israele e per il 2015 vorrebbe che non fosse venduta più neppure un'auto a benzina/gasolio. Come? Grazie a una rete adeguata di colonnine per la ricarica delle batterie e di stazioni di servizio. Il suo automobilista ideale mette in carica l'auto di notte e rabbocca di energia la batteria mentre è al lavoro, e questo dovrebbe garantire autonomie attorno ai 200 km. Per spostamenti più lunghi si fermerà invece a fare rifornimento di... batterie. Nelle stazioni di servizio Better Place le batterie non saranno ricaricate, ma sostituite in meno di cinque minuti e a costi relativamente bassi, perché resterebbero di proprietà dell'imprenditore "benzinaio".

I SOLITI PROTOTIPI
In attesa che maturino i tempi per la batteria sostitutiva, per affrancarci dalla dipendenza dal petrolio e per limitare rumore e congestione delle strade cittadine, c'è chi comunque non smette di sbizzarrire la propria fantasia, come i partecipanti alla quinta edizione del Peugeot Design Contest, che anche quest'anno hanno sfornato parecchi progetti di auto verdi e su misura per le grandi città. A chi non piacerebbe provare a guidare l'auto a goccia? Un posto, tre ruote sferiche mosse da elettromagneti, sensori di movimento e videocamere... riconosce il proprietario ed evita gli incidenti. Oppure l'auto che si può "restringere" al momento giusto, gira ruotando su se stessa ed è capace anche di muoversi lateralmente... Be', almeno qui non c'è discussione: sappiamo già che questi modelli resteranno solo carta colorata o, tuttalpiù, faranno le comparse nei film di fantascienza.

Basta con le tute a sacco di patate, arriva l'aderente BioSuit. La nuova divisa "formfitting" è stata disegnata e sviluppata da Dava Newman, docente di aeronautica al prestigioso Massachusetts Institute of Technology, il MIT. La tuta applica direttamente sulla pelle la pressione necessaria a contrastare il vuoto dello spazio e certamente colpisce per la tecnologia che implica e la qualità necessaria a realizzarla. Ma noi comuni mortali ne siamo "colpiti" anche e soprattutto perché racconta di missioni spaziali che abbiamo finora visto solamente nei film di fantascienza (vi ricordate l'avvenente Jeri Ryan nella serie Star Trek Voyager?) Sarà un caso che il professor Newman sia una donna? In ogni modo, calma con gli entusiasmi: sembra che il prototipo abbia ancora bisogno di modifiche e perfezionamenti, anche se, come spiega la sua creatrice, sarà senza dubbio pronto per la prossima tornata di esplorazioni lunari, prevista intorno al 2020.

E se non sarà così, chi se lo ricorderà tra dieci e passa anni?

L'ESOSCHELETRO E LE T-SHIRT
Già pronti all'uso sono invece i nuovi vestiti bionici capaci di potenziare forza e mobilità di chiunque ne abbia bisogno, come HAL (Hibrid Assistive Limb). HAL è un "esoscheletro" sviluppato da Yoshiyuki Sankai (università di Tsukuba, Giappone): integra meccanica, elettronica e bionica, ed è controllato da un sistema che rileva i segnali nervosi della persona che lo indossa e li codifica poi nei comandi necessari ad azionare i motori elettrici e i servomeccanismi. È già usato per aiutare chi si trova in difficoltà a muoversi, a seguito di un incidente o per altri motivi: ecco dunque uno splendido esempio di "futuro ragionevole" (e roseo). Nella stessa direzione vanno anche i cosiddetti tessuti sensorizzati (e-textile), che - in forma di abiti, maglie e tute - permettono di tenere sotto controllo la condizione fisica di chi li indossa. Le informazioni raccolte dai sensori (battito cardiaco, temperatura, frequenza del respiro, sudorazione e altro) possono essere utilizzate direttamente, per esempio da chi pratica uno sport o un'attività fisica stressante, o inviate via radio a un centro medico.

VESTITA COME UN ALBERO DI NATALE
Se però la vita impone spesso la dura prova di un party mondano, nell'armadio dovrà assolutamente esserci l'abito Bubelle, capace di esprimere sia lo stile sia gli umori di chi lo indossa. Nato nel contesto della ricerca Skin della Philips, fa parte di una serie di "abbigliamento dinamico" detto emotional sensing. Sensori biometrici ben mimetizzati catturano lo stato d'animo e l'artistica illuminazione a led lo rende chiaramente evidente. Chi però preferisce tenere nascosti i propri sentimenti può optare per il modello Frisson, che si illumina a ogni struscio o soffio d'aria...

Prendilo a calci e martellate, scaglialo contro il muro o lascialo cadere dal 20° piano... lui cercherà i suoi pezzi e si rimetterà in sesto da solo. Il fenomeno si chiama ckBot: i suoi frammenti si individuano a vicenda grazie a micro telecamere agli infrarossi, a speciali sensori e a segnali radio wireless. Poi... strisciano sul pavimento e si riassemblano magneticamente fino a formare un piccolo bipede capace di camminare o una qualche altra forma, a seconda degli eventuali ostacoli da superare. Un'immagine che sembra uscita da un film di fantascienza, ma che è realtà già oggi. Nella versione attuale ckBot è formato da pochi moduli, ciascuno di circa 5 cm di lato, ma nelle intenzioni dei ricercatori della Mechanical Engineering and Applied Mechanics University of Pennsylvania i moduli dovrebbero diventare molti di più e molto più piccoli, e capaci di decidere quando ricomporsi in un unico grande robot e quando dare invece vita a due o più unità più piccole.

INSETTI E PIPISTRELLI
Robot capaci di decidere o di adattare autonomamente il proprio comportamento all'ambiente? Ci stanno lavorando ricercatori delle università di Madrid e Catania nell'ambito del progetto SPARK (Spatial-temporal Patterns for Action-oriented perception in Roving robots). I primi risultati sono piccoli biorobot animati da un software che consente loro di reagire a suoni, ostacoli e altri stimoli: i loro cervellini ricalcano il funzionamento del cervello degli insetti, e sono in grado di analizzare i propri comportamenti e sviluppare le migliori strategie di conseguenza. Il progetto è attualmente finanziato fino al 2011, perciò è per quella data che i "cassieri" si aspettano i primi dividendi... Nel frattempo, meglio tenere gli occhi bene aperti e puntati verso l'alto: sopra alle nostre teste potremmo infatti vedere sfrecciare il pipistrello spia sviluppato dall'Università del Michigan con i soldi del Ministero della Difesa Usa. Si chiama, vedi un po', COM-BAT: non sa ancora decidere un bel niente, ma in 15 cm concentra tutto il meglio dell'hi-tech, dalle videocamere per la stereovisione al trasmettitore radio, dai sensori per la rilevazione di gas e radiazioni nucleari fino all'ovvio (per un pipistrello) sistema di navigazione con radar per il volo notturno. E, soprattutto, si autoalimenta grazie a batterie al litio che possono essere ricaricate in volo dal vento, dall'energia solare e persino dalle vibrazioni del volo stesso.

LA PELLE DELLA MACCHINA
Quale aspetto avranno? Saranno simulacri, in tutto simili all'uomo o alla bestia cui si ispirano, o saranno freddi e spigolosi come i transformers? L'uso della sintopelle ha permesso di costruire repliche stupefacenti di personaggi quali Einstein e Philip Dick (vedi Le bestie mitologiche del futuro sono già qui): teste quasi perfette, ma innestate su corpi metallici incerti e sgraziati... I problemi da risolvere sono ancora molti. Il senso dell'equilibrio, per esempio: si può facilmente ottenere con giroscopi e servomeccanismi... il difficile è ottenerlo in un volume ridotto, equivalente a quello occupato da un essere umano. Ma il vero scoglio sono il tatto e la sensibilità agli stimoli esterni, che per una macchina sono semplicemente elettricità. In questo campo si sono recentemente ottenuti dei progressi straordinari con un materiale chiamato e-skin: è una nano-gomma di carbonio, modellabile quanto la gomma naturale e con elevate capacità di conducibilità elettrica. Il nuovo materiale, sviluppato nei laboratori dell'università di Tokyo, è stato presentato a settembre di quest'anno insieme a un ampio ventaglio di applicazioni realistiche: dall'imbottitura del volante delle auto (per rilevare istantaneamente reazioni anomale durante la guida, per esempio) alle lenzuola capaci di adattare il materasso alla posizione di chi ci dorme sopra. Fino alla nuova pelle del vostro prossimo androide.

27 novembre 2008
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