I moderni cuori artificiali hanno un’autonomia alquanto limitata? Non dovete più preoccuparvi se state per affrontare un lungo viaggio: potrete ricaricarli con una comune presa accendisigari e la vostra vita non sarà più in pericolo.
Esistono ampi margini di miglioramento per quanto riguarda le performance degli organi artificiali, ma per ora dobbiamo accontentarci di quelli che abbiamo: funzionalmente non sono affatto male, tant’è che spesso riescono a salvarci la vita. I veri problemi saltano fuori quando ne analizziamo altre caratteristiche, come la durevolezza e, soprattutto, l’autonomia.
Non mancano i progetti per il futuro, che vanno dalle batterie bioenergetiche a glucosio alle turbine sanguigne, ma c’è chi deve fare già i conti con questi limiti oggi e servono idee nuove da mettere subito in pratica. Cosa c’è di più semplice ed efficace, per esempio, di un sistema di ricarica che ormai viene utilizzato da anni con successo in un altro settore?
Quando saliamo a bordo della nostra auto, non riusciamo più a far a meno né del navigatore satellitare, né del cellulare, né - quando serve - dell’auricolare Bluetooth. E tutto grazie agli alimentatori universali da accendisigari. Un ingegnere inglese, tale Chris Marshall, ha pensato di adattarne uno al pacemaker che gli è stato impiantato nel torace e che può funzionare soltanto per 4 ore di seguito.
Il signor Marshall deve viaggiare spesso per lavoro e, dopo un primo infarto che l’ha colpito nel 2008, si è ritrovato fortemente limitato proprio dall’autonomia del suo stimolatore cardiaco. La situazione è peggiorata nel luglio scorso, quando è stato costretto al ricovero per inserire un mini-defibrillatore, perché le sue arterie continuano a restringersi. In attesa di un trapianto di cuore che lo guarisca una volta per tutte, l’inglese deve “ricaricarsi” ogni notte quando si corica e, appunto, in macchina quando guida.
Nel frattempo, gli auguriamo di non doversi trasferire in Cina, perché un ingorgo, come quello record che l’anno scorso paralizzò per quasi 2 settimane l’autostrada che collega Pechino al Tibet, potrebbe risultargli fatale. (sp)