Innovazione

Possiamo costruire i replicanti di Blade Runner?

I robot con le sembianze umane sono già fra noi, ma quanto siamo distanti dalla creazione di un androide in tutto simile all'uomo?

Il sequel di Blade Runner ci riporta in un mondo popolato da sofisticati androidi organici (cyborg) che manifestano la stessa tenacia e le stesse emozioni degli umani che li hanno creati. La tecnologia futuristica dei replicanti di Blade Runner 2049 è fantascienza oppure un futuro possibile? E se questo è il caso, quando?

La realtà è che siamo molto lontani dal poter costruire robot che imitano perfettamente gli umani, ma i progressi nella cosiddetta soft-robotic (la robotica morbida) tracciano una strada che potrebbe condurre agli androidi del futuro, cyborg se non addirittura simulacri degli umani.

Blade Runner, scena finale.
Nella scena finale del primo Blade Runner (1982) prevale l'umanità della macchina. © Sony Pictures

Terribilmente complessi. Dal punto di vista scientifico la vera sfida sta nel replicare la complessità del corpo umano: siamo composti da milioni di milioni di cellule, e non abbiamo alcuna idea di come costruire una macchina così complessa. Ad esempio, il più grande aereo di linea del mondo, l'Airbus A380, è composti da milioni di parti: per raggiungere il livello di complessità degli umani bisogna moltiplicare il tutto per un milione. C'è chi prova e sperimenta, scegliendo fra le strade fin qui abbozzate.

1. Innanzi tutto ci sono i robot, quelli classici, costruiti assemblando sensori, motori, servomeccanismi e computer per simulare il corpo e i movimenti umani. Tuttavia l'approccio meccanico non porterà agli androidi di Blade Runner: i componenti artificiali, elettronici o meccanici, non hanno speranza rispetto alle loro controparti biologiche, neppure se ricoperti di similpelle (ma qui andiamo sulla strada soffice, una interessante deviazione dalla via maestra).

2. Ci sono poi i cyborg, strada a due sensi. Da una parte è il corpo umano a essere rinforzato da macchine: arti, dispositivi portatili, impiantabili, esoscheletri... Straordinarie soluzioni, anche per persone con deficit motori, ancora lontane però dalla perfetta sostituzione di organi del corpo. L'altro senso è... l'essere artificiale rinforzato con parti biologiche, clonate o espiantate. Fantascienza...

robot liquidi, terminator
Verso i robot liquidi: il t-1000, apparso nel secondo episodio della celebre saga Terminator, è il primo esempio di robot androide liquido.

3. C'è poi la manipolazione genetica capace di dare origine a qualcosa di nuovo, quando il codice genetico di un soggetto viene riprogrammato per rispondere a uno scopo, modificando alla radice l'organismo originale. Anche se gli scienziati sono in grado di identificare e manipolare singoli geni, hanno ancora una comprensione limitata di come il codice descriva un intero umano: non conosciamo il grado di libertà con cui possiamo progettare tutto ciò che vogliamo partendo dal codice genetico.

La strada soffice. Possiamo però avvicinarci ai mondi alla Blade Runner con una robotica che prende la natura come ispirazione: la biomimetica e la soft-robotic sono buoni esempi. Negli ultimi dieci anni i ricercatori hanno usato l'ingegno per rendere i robot morbidi, flessibili, allungabili, addirittura liquidi.

L'ispirazione viene anche dal corpo umano, costituito al 90% da sostanze morbide le cui funzioni fondamentali sono svolte da parti che possono cambiare forma, come il cuore e i polmoni. Inoltre, anche le cellule cambiano forma per innescare la divisione, la guarigione e, in generale, l'evoluzione del corpo.

Alcuni dei recenti progressi tecnologici includono cuori artificiali costituiti da materiali morbidi che pompano fluido contraendosi. E grazie all'elettronica epidermica possiamo tatuare circuiti elettronici sulla nostra pelle, anche per tenere sotto controllo la salute.

Octobot, robot biomimetici
Curiosità: Octobot, morbido e flessibile, e altri robot ispirati agli animali. © Harvard University

Il futuro è molle. Morbidezza è dunque la parola chiave che avvicina tecnologie ed esseri umani. Sensori, motori e computer, diventando molli, si sono integrati nei corpi umani e il confine tra noi e i dispositivi esterni diventa ambiguo, come ad esempio per le lenti a contatto, che diventano parte dei nostri occhi.

Tuttavia, la sfida più difficile è creare parti individuali di un corpo robotico che sappiano auto-guarirsi, crescere e differenziarsi. Dopo tutto, ogni parte di un organismo vivente è essa stessa viva al suo interno. Solo con questo livello di complessità renderemo le macchine indistinguibili da noi.

Rivoluzione o rivolta robotica? È impossibile prevedere quando e se arriveremo a un mondo robotico alla Blade Runner, ma finché il desiderio di costruire l'uomo artificiale non si spegnerà, tutto è possibile. C'è chi teme che il progresso robotico incontrollato possa avere risvolti indesiderati (tra questi, Elon Musk), ma Sophia è già pronta a rassicurarci.

15 ottobre 2017 Davide Lizzani
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