Nello Spazio non si butta via niente: nemmeno la pipì o la CO2 esalata con la respirazione. Grazie alla recente scoperta di un team di ricercatori della Clemsons University (South Carolina, Usa) è infatti possibile trasformare questi scarti biologici in un polimero plastico utilizzabile direttamente sulla Stazione spaziale internazionale, per costruire utensili o parti di ricambio per macchinari e attrezzature.
Più leggeri nello spazio. Una delle principali criticità delle prossime missioni spaziali verso la Luna e Marte sarà il peso: gli astronauti potranno portare il minimo indispensabile e ogni grammo risparmiato sarà un piccolo passo verso il successo della spedizione.
Per questo l’idea di poter realizzare in orbita ciò che serve, utilizzando come materia prima degli scarti che andrebbero altrimenti perduti, sta suscitando molto interesse tra gli addetti ai lavori.
Lievito magico. Mark Blenner e suoi colleghi hanno utilizzato un lievito della famiglia Yarrowia lipolytica, che cresce e si sviluppa utilizzando nitrati, presenti nell’urina, e anidride carbonica. Grazie a una modifica genetica questo lievito produce dei monomeri che si legano tra loro per formare un polimero simile al poliestere.
Con un procedimento simile la Yarrowia lipolytica può essere utilizzata per produrre anche acidi grassi omega-3 (importanti per la salute degli astronauti), che "in natura" hanno una vita utile di soli 2 anni, quindi meno della durata delle prime missioni su Marte - perciò è particolarmente interessante il fatto di poterli avere quando servono.
Per ora i ricercatori sono riusciti a produrre solo piccole quantità di poliestere e di sostanze nutritive, e stanno lavorando per migliorare la resa dei lieviti.
Anche sulla Terra. Questa tecnologia può trovare numerose applicazioni anche sulla Terra: il pesce d’allevamento, per esempio, ha bisogno di ricevere consistenti integrazioni di omega-3 che potrebbero essere sintetizzati a basso costo grazie a questo processo.
L’idea di utilizzare i lieviti per produrre acidi grassi e polimeri non è del tutto nuova, ma le ricerche condotte fino ad oggi si sono concentrate sull’impiego di materie prime di base come lo zucchero e non sui prodotti di scarto come l’urina e la CO2.