Succede perché l'acqua conduce elettricità, e altrettanto fanno le nostre mani. Quando tocchiamo lo schermo dello smartphone, una piccola carica elettrica viene trasferita al nostro dito, che chiude il circuito. Questa variazione di carica e voltaggio viene letta da una griglia di minuscoli elettrodi che localizzano il tocco; un software rileva la differenza di carica tra due elettrodi intersecanti e interpreta il segnale come un comando di avvio di un'azione (aprire una app o digitare un numero).
Un altro dito? È il principio dello schermo capacitivo: funziona in virtù del fatto che il nostro corpo, fatto per la maggior parte di acqua, è un ottimo conduttore di elettricità. Tuttavia, una piccola goccia d'acqua o di sudore può confondere la scena perché apre un altro canale di passaggio di elettricità: lo schermo può leggere quella goccia come un segnale di tocco, anche se non c'è stato alcun contatto.
minore confusione. Per ovviare al problema, negli ultimi anni si sono diffusi touchscreen nella variante self capacitance, che non considerano l'umidità alla stregua di un tocco. Leggono infatti la differenza di carica non tra due elettrodi, ma tra il punto del "contatto" e il terreno sul quale ci troviamo. Poiché le gocce non sono piantate a terra, il loro apporto non viene considerato.