Il primo computer costituito senza silicio ha visto la luce all'interno dei laboratori di Ingegneria della Stanford University.
A raccontare il passo che potrebbe scrivere una nuova pagina nella storia dell'informatica è un articolo apparso sulla rivista Nature: al posto dei tradizionali chip in silicio Cedric - così è stato ribattezzato il calcolatore - utilizza transistor realizzati in nanotubi di carbonio, lunghe catene di atomi di carbonio molto più efficienti nella conduzione di energia, e quindi potenzialmente più prestazionali.
Il prototipo è per il momento ben lontano da una brillante performance: opera solo su un bit di informazioni, riesce quindi a "contare" appena fino a 32. «In termini umani, è come se sapesse contare solo sulle dita di una mano e recitare l'alfabeto» spiega Max Shulaker, uno dei suoi ideatori. Ma, implementando la sua memoria, potrà essere in grado di svolgere qualunque compito, anche i più complessi.
Da tempo i ricercatori stavano cercando un modo per pensionare il silicio: mentre infatti l'industria elettronica va verso un crescente rimpiccilimento dei transistor (in modo da farne stare il maggior numero possibile all'interno di un chip, aumentando così la velocità di trasmissione delle informazioni) i circuiti in silicio di dimensioni minori richiedono più energia e generano calore. Una conseguenza deleteria, che mette in pericolo la salute delle altre componenti elettroniche.
Con i nanotubi in carbonio, già infinitamente piccoli - ne servono migliaia per eguagliare le dimensioni di un capello - il problema del surriscaldamento non sussite. E gli altri ostacoli alla sua adozione definitiva, come il mancato allineamento di alcuni nanotubi e il comportamento di alcuni come conduttori (e non come semiconduttori nei quali il passaggio di energia si può regolare) sono stati risolti. Il prossimo passo sarà far uscire Cedric dal laboratorio in cui è stato creato e rapportarlo al mondo reale, con le sue esigenze.
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