È uno strumento chirugico molto più piccolo di una moneta, con un'estremità snodabile che consente di eseguire operazioni ad altissima precisione. Il "polso meccanico" è stato realizzato dagli ingegneri dell'università Vanderbilt (Nashville, Usa) e rappresenta l'ultima frontiera della chirurgia microinvasiva, con la quale è possibile realizzare interventi molto delicati grazie anche all'ausilio di robot.
Come è fatto. Il team guidato da Robert Webster, professore di ingegneria meccanica, ha costruito la sonda utilizzando una lega di nichel e titanio. Per dare flessibilità al minuscolo braccio, i ricercatori hanno effettuato cinque incisioni in corrispondenza di una delle estremità; in questo modo è sufficiente sollecitare il filo che corre lungo un tubicino per flettere il "polso", il cui diametro è inferiore a 2 millimetri.
I ferri chirurgici da fissare in punta possono variare a seconda delle esigenze: nel video in apertura si osserva ad esempio una microscopica pinza.
Un po' ovunque. Secondo S. Duke Herrel, consulente del progetto, il polso meccanico potrà operare all'interno di piccole cavità, come l'orecchio o l'uretra, permettendo di compiere interventi chirurgici che «attualmente richiedono incisioni molto più grandi» oppure «non sono al momento fattibili».
Per essere governato, l'attrezzo dovrà prima essere agganciato a un complesso (e più ingombrante) braccio robotico (video qui sotto), comandato a distanza dal chirurgo. Nel filmato, in inglese, Robert Webster spiega che il dispositivo verrà testato per rimuovere un tumore alla base del cranio passando attraverso la cavità nasale, così da evitare cicatrici vistose e accorciando, in teoria, i tempi di recupero post-operazione.
Chirurgia robotica. L'invenzione dell'Università Vanderbilt è passo in avanti rispetto a da Vinci, il primo robot chirurgico messo a punto nel 2000 con l'obiettivo di ridurre al minimo l'invasività di certe operazioni - ad esempio nella laparoscopia, intervento addominale senza apertura della parete. Sebbene possa eseguire incisioni tra i 5 e gli 8 millimetri, Webster afferma che da Vinci utilizza un sistema «difficile da miniaturizzare ulteriormente» e che quindi «non può lavorare in spazi estremamente ristretti come testa e collo».