I primi a scontrarsi in volo con un uccello furono i fratelli Wright, nel 1905: la storia degli incidenti fra macchine e pennuti è iniziata con l'aviazione stessa. Un secolo dopo, con il volume di traffico aereo che attraversa il cielo ogni giorno, quello dei cosiddetti impatti con volatili ("bird strike"), che sbattono sulla struttura dei velivoli o vengono risucchiati dai motori, è diventato un problema di proporzioni assai più ampie di quanto si possa pensare.
Danni collaterali. Solo negli Stati Uniti, secondo il rapporto della Federal Aviation Administration, tra il 1990 e il 2012 si sono verificati oltre 127mila incidenti di questo genere, con una crescita costante di anno in anno (più di 10mila solo nel 2012). Decine di migliaia di questi impatti hanno prodotto danni ai veicoli, ritardi e problemi di sicurezza, con atterraggi di emergenza o precauzionali e decolli sospesi: si calcola che il danno medio all'industria dei trasporti aerei si attesti attualmente sui 700 milioni di dollari all'anno. Si sono contati anche 23 morti e 247 feriti.
Ma a rimetterci non solo gli umani e il traffico aereo: il numero di uccelli uccisi è enorme, senza contare che molti degli scontri senza conseguenze concrete per i velivoli non vengono nemmeno registrati. La FAA ha individuato ben 482 specie di uccelli vittime – storni, pellicani, cormorani, cigni, aquile, gabbiani, pappagalli...
Un uccello sotto esame. Fra le specie coinvolte c'è anche il vaccaro testabruna (Molothrus ater), una sorta di passero diffuso in tutto il Nord America. Da lui può venire una soluzione per ridurre la strage dei suoi consimili e gli effetti sull'aviazione: è stato infatti il protagonista di una ricerca svolta da Megan S. Doppler e Esteban Fernández-Juricic della Purdue University e Bradley F. Blackwell e Travis L. DeVault del National Wildlife Research Center dell'Ohio Field Station. Partendo dall'idea di utilizzare luci apposite montate sugli aerei come sistema per allertare gli animali, hanno selezionato il vaccaro per il fatto che il suo sistema visivo è ben noto e studiato.
La luce blu. I ricercatori hanno calcolato che luci con lunghezza d'onda di 470 nm (ossia la porzione blu dello spettro visibile anche all'uomo) sono le più adatte a essere percepite dai vaccari. Hanno quindi dotato un aereo radiocomandato di led blu: con l'aereo fermo e le luci fisse o lampeggianti, i vaccari del test (chiusi in gabbia) hanno mostrato tempi di reazione due volte più rapidi rispetto a quando le luci erano disattivate. Con l'aereo in avvicinamento a luci spente, i tempi di reazione degli uccelli sono rallentati progressivamente più questo aumentava la velocità, mentre con le luci pulsanti sono stati in grado di percepire prima l'aereo.
A luci fisse, invece, l'effetto negativo della velocità sulla percezione degli uccelli si è dimostrato irrilevante.
Possibili soluzioni. Le analisi andranno ulteriormente estese e approfondite, ma a conclusione della ricerca il team suggerisce alcuni modelli di applicazione delle sue scoperte al fine di limitare i bird strike: per esempio, disporre una serie di luci sempre accese lungo la pista di atterraggio, che lampeggiano in sincrono con gli aerei in fase di rullaggio per mettere in allerta gli uccelli. Sistemi simili potrebbero anche prestarsi ad altre strutture fisse contro cui gli uccelli vanno a sbattere spesso, come palazzi alti e turbine eoliche.