La notizia ha avuto grande risonanza sui principali media mondiali ed ormai chiunque ha visto le immagini: lo shuttleAtlantis è atterrato per l’ultima volta a Cape Canaveral. L’evento ha segnato la fine di un’epoca, quella della cosiddetta “corsa allo spazio”, ma, come è stato precisato più volte dai responsabili NASA, questo non significa che il programma spaziale americano verrà interrotto. Ad accogliere la navicella, c’era una folla osannante e perfino nel centro di controllo di Houston, ad oltre 1.500 km di distanza, più d’una persona ha versato sincere lacrime di commozione. Adesso, però, all’entusiasmo sta subentrando la paura per il futuro: che ne sarà delle migliaia di posti di lavoro che dipendevano da queste missioni?
In effetti, dopo circa trent’anni di viaggi siderali, un’interruzione così brusca deve aver gettato nel panico chi aveva fatto della NASA la propria seconda casa, anche se i progetti per il futuro non mancano. Innanzitutto, gli astronauti americani continueranno le loro spedizioni in autostop, salendo a bordo dei Sojuz sovietici, ed allo stesso modo verrà portato avanti il programma di supporto alla stazione orbitante internazionale ISS ed al telescopio Hubble: a proposito di quest’ultimo, nel 2014 verrà lanciato il suo gemello, intitolato a James Webb, ed insieme indagheranno sulle origini del nostro universo. Tornando a noi, la vera novità sarà rappresentata dall’apertura verso le collaborazioni esterne, che - almeno in teoria - porteranno nuova linfa nelle casse della NASA: grazie ai fondi privati, la ricerca potrà progredire ulteriormente e, se tutto andrà come deve andare, l’uomo potrà prima atterrare su un asteroide, poi mettere finalmente piede su Marte. Lo sbarco sul pianeta rosso è previsto entro il 2030 e, con una notizia simile, dovrebbe ritrovare il buonumore chi l’ha perduto al rientro dell’Atlantis: risulta, infatti, evidente l’ottimismo dei dirigenti dell’agenzia spaziale americana, che non faranno mancare il loro impegno negli anni a venire.
D’altra parte, la guerra fredda è finita da lungo tempo ed ora il nemico numero uno non è più la Russia, ma bensì la Cina, la quale sta investendo con forza nel settore; inoltre, ogni forma di rivalità non ha più nulla di politico, né tantomeno di militare, poiché si tratta sempre e “soltanto” - si fa per dire - d’immensi interessi economici. Asciugate, quindi, le lacrime che vi rigano il volto, perché l’umanità deve far ancora parecchia strada nello spazio.