Innovazione

L’inutilità della sperimentazione animale

Con tutto quello che si riesce a fare anche senza, perché farli soffrire?

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La sperimentazione sugli animali, fra macchinari sempre più prestanti e coscienze più sensibili, sta diventando sempre più superflua e malvista. Anche tu di sicuro sarai ormai contrario. Se così non fosse, forse puoi cambiare idea oggi.

"Il margine d'errore dei computer è uguale o minore di quello ottenuto con gli animali"
Nuove frontiere: noi - Grazie alle nuove tecnologie informatiche e alle biotecnologie ormai siamo in grado di riprodurre la maggior parte dei tessuti e degli organi umani. Questi non sono solo ottimi per trapianti e cure, ma sono anche la via più sicura per sperimentare nuove sostanze sia in campo farmaceutico sia cosmetico. Il motivo è semplice: cosa c’è di più simile a noi se non noi stessi?

Riproduzioni fedeli - Ecco alcuni esempi di prodotti che è già possibile utilizzare: CeeTox ha riprodotto in vitro delle cellule umane dalle staminali, Hurel un fegato, MatTek è riuscita a ottenere un prototipo - sempre da materie prime coltivate in laboratorio - di pelle umana. Pensa che il primo modello/simulatore di un cuore risale addirittura a tredici anni fa! Radiografie ad alta definizione per il cervello sono disponibili al posto delle protesi. Un’altra via è il micro dosaggio iniettato a volontari. Di nuovo: chi meglio di noi?

Esiti poco felici - In fondo, per quanto simili, solo in rari casi gli studi sugli animali offrono risultati utili. Su 500 trattamenti contro gli infarti, per esempio, solo due hanno effettivamente funzionato. Anche il JAMA (Journal of the American Medical Association), già nel 2006, metteva in guardia sulla veridicità e validità di questa metodologia. Il problema è che, come costatato due anni fa dal PLOS (Public Library of Science), tendenzialmente vengono pubblicati solo i dati positivi. Ma i risultati parlano chiaro, soprattutto quelli dei computer.

La via da seguire - Uno dei primi studi su come eliminare gli sperimenti sugli animali risale al 1959, grazie a due scienziati William Russell e Rex Burch. I due inglesi, per riuscire nell’intento, proposero di seguire le “tre R”, ovvero Reduction, Refinement e Replacement (Riduzione, Finezza, Sostituzione): nel primo caso si tratta di diminuire gli esemplari, nel secondo di trattarli meglio e nella terza di optare per gli altri metodi. Dopo oltre 50 anni forse è decisamente il caso di passare all’ultima fase, e molti animalisti sono già all'opera. Era ora, non trovi? (sp)

Le celebrità e i loro sosia animali

8 settembre 2012
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