Innovazione

L’hacker anti-Sony insiste e rilancia

Non smette di crackare la PS3.

C’è stato un’epoca in cui la ricerca era soggiogata al potere ecclesiastico e gli scenziati vivevano perennemente sul filo del rasoio, tra la naturale fame di conoscenza ed il terrore di sovvertire dogmi che non andavano neppure discussi; erano i tempi della Santa Inquisizione e uomini geniali come Galileo Galilei si ritrovavano costretti a dover ritrattare rivoluzionarie scoperte, peraltro fondatissime, pur di scampare le torture ed eventualmente il rogo. Suscitano, quindi, una forte sensazione di déjà vu le parole di Graf_Chokolo, il quale ha dichiarato pubblicamente di non esser affatto intenzionato ad abbandonare la scena perché “non riesce a vivere senza programmare, senza HV e senza mettere mano al kernel di Linux” e d’essere pronto a sacrificarsi per questo.L’affermazione dell’hacker tedesco assume un innegabile tono epico, soprattutto alla luce della recente perquisizione da parte delle forze dell’ordine a casa sua per ordine di Sony, che ha portato alla confisca di tutto il materiale informatico presente, dai PC alle console. Il marchio giapponese ha inoltre minacciato di trascinarlo in tribunale, qualora decidesse di continuare nella sua attività illecita, per chiedergli un risarcimento record che potrebbe rasentare il milione d’euro. Ciò nonostante, il “poveroGraf_Chokolo ha subito precisato di non esser mosso dall’odio verso la PS3 e la sua casa produttrice, perché i sentimenti negativi offuscano la mente, ma bensì dalla sola sete di sapere, che mai come negli ultimi giorni è stata così viva in lui: d’altronde, il sequestro l’ha privato soltanto degli strumenti, mentre il vero motore del jailbreak - il suo cervello - è ancora in suo possesso e perfettamente funzionante.Posta in questi termini, la figura del pirata informatico sembrerebbe quasi positiva, come un novello eroe romantico. In realtà, la moda dilagante deglihacker-showman è assolutamente degna di biasimo per molteplici motivi: innanzitutto, ciò che fanno va contro la legge e pertanto va condannato; in secondo luogo, non c’è nulla di nobile nella loro lotta, checché ne dicano; in ultimo, la loro visibilità in rete sta portando alla nascita di migliaia di emuli, più ridicoli che eroici, che nuocciono gravemente alla reputazione della ricerca informatica. AncheSonydal canto suo sembra prendere la cosa un po’ troppo sul serio: probabilmente sarebbe bastato il ban di massa, perché alla fine... “sono ragazzi, lasciamoli divertire”!

1 marzo 2011 Luca Busani
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