Sono decenni che sentiamo parlare di violazione della privacy. Prima virus e malware, poi il web, e adesso le applicazioni per smartphone. È una situazione insostenibile, oltre che stressante. Oggi arriva una buona notizia: il procuratore generale della California ha raggiunto un accordo con sei big della telefonia, tra cui Google ed Apple, per contrastare lo spionaggio in versione mobile.
“Ventidue delle trenta app più scaricate violano la tua privacy”
Basta! - È vero che le nostre informazioni fanno gola a tutti perché sapere chi siamo, cosa facciano, dove andiamo e dove siamo permette alle aziende di stilare un profilo “consumatore” sempre più preciso in grado di propinarci pubblicità cucita su misura per noi. Non so voi ma la sottoscritta, pur capendo le esigenze delle aziende che vivono di banner, è anche un po’ stanca di doversi sempre guardare le spalle quando usa computer, cellulare e tablet. Vorrei poter sapere e soprattutto decidere a chi far conoscere i fatti miei.
Sei BIG - La buona notizia di oggi, dopo mesi di aggressioni da parte delle applicazioni per cellulare e dei siti Internet spara cookie, è che il procuratore generale della California - Kamala D. Harris - sembra aver raggiunto un accordo con sei colossi della telefonia mobile - Apple, Google, Amazon, Microsoft, HP e RIM - per rivedere finalmente le norme che regolano le modalità con cui i produttori di applicazioni gestiscono i dati personali.
Breaking the wall! - La notizia arriva dal Wall Street Journal che da tempo è in prima linea nella lotta contro le applicazioni spione denunciandole - con tanto di nomi, cognomi e malefatte - sul suo sito Internet. Una questione che sembra aver preso a cuore anche Kamala D. Harris che riferisce come 22 delle 30 applicazioni più scaricate non hanno alcuna regola per la gestione della privacy dei propri utenti.
Silvia Ponzio
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