Addio alle lenti: gli zoom delle macchine fotografiche del futuro potrebbero essere "liquide": costerebbero meno e sarebbero più compatti. Ecco come funzionano... e come potrebbero migliorare.
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A sinistra un prototipo di lente "liquida" e a destra la minuscola fotocamera che lo contiene. |
Le macchine fotografiche del futuro potrebbero avere obiettivi liquidi. Un progetto di ricerca franco-tedesco sta studiando infatti zoom costituiti da lenti che modificano la propria curvatura – e quindi la capacità di ingrandire – impiegando liquidi invece del vetro. Le lenti liquide in realtà non sono una novità: già tre anni fa la Philips aveva messo a punto un prototipo di lente liquida costituita da un cilindro nel quale erano contenute due soluzioni non emulsionabili tra loro, una acquosa e dunque conduttrice di elettricità e una oleosa, non attraversabile dalla tensione elettrica. Quando il cilindro veniva elettrificato, la posizione dei due liquidi si modificava producendo una curvatura della linea di confine tra le due sostanze, che funzionava così come una lente d’ingrandimento.
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Zoom compatti
Il nuovo studio, condotto dall’Istituto Fraunhofer di Jena (Germania), ha permesso di applicare questo modello a uno strumento ottico reale, uno zoom ultracompatto per macchine fotografiche. Se normalmente un obiettivo zoom è costituito da venti o più lenti in movimento destinate a ingrandire gli oggetti lontani e a correggere le distorsioni ottiche, uno zoom “liquido” è costituito da sole tre lenti in plastica e da quattro lenti liquide che modificano la loro curvatura con una leggera tensione elettrica. Il prototipo di zoom liquido non ha alcuna parte mobile e riesce a ingrandire le immagine 2,5 volte e si potrebbe rivelare utile per le fotocamere dei cellulari.
Colori distorti
Ma si tratta comunque di un prototipo, con alcuni difetti. Per esempio, per ridurre le distorsioni cromatiche – inevitabile con le lenti liquide – è necessario che l’immagine venga scomposta nei tre colori principali (rosso, verde e blu) per poi essere ricomposta digitalmente. Secondo Peter Schreiber, coordinatore dello studio, per evitare questo procedimento che richiede lunghi tempi di esposizione sarà necessario lavorare su nuove sostanze liquide in grado di ridurre a monte la distorsione cromatica.
(Notizia aggiornata al 14 giugno 2007)