Cominciata l’11 settembre 2001 su televisori di tutto il mondo, la caccia a Osama Bin Laden, il criminale più ricercato della storia, si è conclusa il 1 maggio 2011 sugli schermi della situation room della Casa Bianca, dove il presidente Obama e suoi collaboratori hanno seguito in diretta il blitz dei corpi speciali nella villa di Abbott?bad, in Pakistan (per vederla clicca qui) a quasi 9000 km di distanza.
I buoni sono arrivati su speciali elicotteri invisibili e silenziosi, hanno trovato il cattivo, lo hanno eliminato e se ne sono andati. Proprio come in un film. O quasi. Protagonista di questa storia, insieme alla preparazione dei Navy Seal, è la tecnologia, che ha reso possibile questa missione.
Come è stato scoperto il rifugio di Bin Laden? E come hanno fatto 79 militari su 4 elicotteri a entrare senza essere visti nè sentiti, nel centro di una cittadina piena di caserme? Come hanno identificato con certezza il corpo del terrorista nel giro di pochissime ore? E chi si è occupato di fare le riprese della sparatoria da mostrare al Presidente? Ve lo spieghiamo nelle pagine di questo speciale.
1) Come hanno fatto gli elicotteri delle forze speciali USA ad entrare non visti in territorio pakistano? Sono davvero "elicotteri silenziosi" come riportato da numerosi media?
L’ingresso degli elicotteri americani in Pakistan è uno degli aspetti più misteriosi, e che forse non saranno mai completamente chiariti, di questa vicenda. Secondo il blog Aviationweek, i Navy Seals hanno utilizzato degli speciali elicotteri stealth, mezzi sviluppati in segreto di cui fino a qualche giorno fa non si conosceva l’esistenza. Secondo gli esperti si tratta di una versione modificata dell’ H-60 Blackhawk, l’elicottero reso celebre da numerosi film di guerra.
La tecnologia stealth, tramite speciali geometrie nel design del velivolo e altri accorgimenti tecnici come il raffreddamento dei gas di scarico dei motori, rende questi mezzi praticamente invisibili a radar e altri sistemi di rilevamento.
Ma un elicottero, avendo le pale in costante movimento, non potrà mai essere invisibile come un aereo ad ala fissa: ecco perché uno degli elementi fondamentali nella progettazione di un elicottero stealth è l’aerodinamica, che deve permettere all’apparecchio di sostenersi in volo pur con una velocità di rotazione delle pale (e quindi una rumorosità) molto ridotta rispetto al normale.
Secondo Twitter le due ore a cavallo dell'annuncio della morte di Bin Laden, tra le 10:30 e le 12:45 PM EST del 1 maggio 2011, hanno fatto registrare oltre 27.900.000 tweet, più di 5.100 tweet al secondo.
I primi ad approfittare della notizia della morte del terrorista sono stati gli hacker, che secondo Sophos e Symantec 24 ore dopo l'evento avevano già prodotto oltre 420 mail trappola a tema "Bin Laden".
2) Il Presidente USA Barack Obama e il suo staff hanno seguito l’irruzione dei Seals in diretta video?
Non proprio: le immagini sono arrivate dal Pakistan alla situation room della Casa Bianca con un ritardo di circa 20 minuti. Lo ha confermato il direttore della CIA, Leon Panetta, in una conferenza stampa tenuta qualche ora dopo la missione.
Le forze speciali hanno adottato una tecnologia sviluppata già nel 2008 e del tutto simile a quella utilizzata da Skype. Alcuni dei Seal che hanno partecipato al raid indossavano un elmetto dotato di telecamera e microfono. Immagini e suoni sono stati inviati con un sistema wireless a una stazione montata a bordo di un elicottero di supporto in volo sopra il rifugio di Bin Laden. Da qui il flusso audio-video è stato trasmesso ad un satellite del governo americano e quindi al quartier generale della CIA a Langley, in Virginia, e da qui a Washington.
3) Come era protetto il rifugio di Bin Laden?
Il terrorista era ben consapevole che il miglior modo per non farsi trovare è non lasciare dietro di sé tracce visibili. Per questo motivo il suo fortino, oltre che essere difeso da un muro di cinta alto quasi 5 metri e da un sofisticato sistema di telecamere, era completamente isolato dal mondo esterno. La paura delle intercettazioni aveva spinto Bin Laden a non avere né telefono né connessione Internet: tutte le comunicazioni con i suoi collaboratori erano esclusivamente orali.
E per essere sicuro che nessuno potesse frugare nella sua vita non buttava via la spazzatura ma la bruciava in un cortile interno alla villa.
Il criminale non era comunque estraneo alla tecnologia: nel suo rifugio i soldati americani hanno trovato un computer portatile, una decina di hard disk e almeno un centinaio di memorie tra chiavette USB e schede varie. Una vera miniera di informazioni che è ora ak vaglio degli esperti della CIA.
4) Come si sono preparati i militari che hanno preso parte all’operazione?
Per acquisire la conoscenza degli spazi e degli ambienti indispensabile per portare a termine con successo la loro missione, i Navy Seals americani hanno preparato la loro missione in una ricostruzione del fortino di Bin Laden realizzata in scala 1:1 nei pressi di Camp Alpha, una zona riservata della base aeronautica di Bagram, in Afghanistan.
Le informazioni sul rifugio di Bin Laden sono state raccolte a partire dallo scorso mese di agosto grazie a immagini satellitari e rilievi topografici effettuati con aerei spia senza pilota.
5) Come hanno identificato con certezza il corpo di Bin Laden?
Per sincerarsi che il corpo nelle loro mani fosse effettivamente quello del criminale, gli esperti dell’intelligence americana lo hanno sottoposto al test del DNA.
Hanno immerso un campione biologico, probabilmente saliva, in una soluzione che ha sciolto le membrane cellulari liberando così i filamenti di DNA. Le procedure e gli standard disponibili per compiere questa analisi sono numerosi e non si sa quale sia stata la scelta dei tecnici USA. Potrebbero aver utilizzato la PCR (Polymerase Chain Reaction) per moltiplicare i frammenti di acidi nucleici fino ad ottenerne una quantità di materiale genetico sufficiente per procedere al sequenziamento.
Per ottenere l’impronta genetica di un individuo non occorre ricostruire per intero il suo DNA (sarebbe troppo lungo e costoso), ma basta analizzare una zona specifica del genoma chiamata STRs (Short Tandem Repeats). Per essere certi dell’identità di una persona occorre confrontare con il campione 13 diversi punti, o loci, dell’ STRs che presentano una grande variabilità da individuo a individuo. La possibilità che due persone, a meno che non siano gemelli omozigoti, abbiano i 13 loci coincidenti sono 1 su 575 milioni di miliardi.
Nel caso di Bin Laden l’intero processo è stato completato in meno di 5 ore nei laboratori della portaerei americana Carl Winson.
6) Come hanno fatto gli americani a procurarsi il campione di controllo per condurre l’esame del DNA sul corpo di Bin Laden?
Il campione di DNA prelevato dal cadavere del terrorista è stato confrontato con quello di un suo famigliare. Secondo gli esperti intervistati dal New York Times il livello di affidabilità del risultato, pari al 99,9%, fa supporre che il DNA di controllo provenga da un genitore o da un figlio di Bin Laden.
Ma secondo l’ABC il genoma di Bin Laden sarebbe stato messo a confronto con quello prelevato dal cervello di una delle sue sorellastre morta qualche tempo fa al Massachusets General Hospital di Boston. Il portavoce della struttura ospedaliera non ha però confermato la notizia.
7) La fotografie del cadavere di Bin Laden circolate fino ad oggi sono dei falsi?
Sì: la prima è stata pubblicata dalla TV pakistana ma nel giro di poche ore è stata smentita come bufala. Secondo una ricostruzione di Paolo Attivissimo l’immagine è in rete dal novembre del 2010 ed è il frutto dell’elaborazione con Photoshop di altre due immagini.
Ed è un falso anche l’immagine pubblicata oggi dall’Ansa e poi ripresa dal Corriere, dall’Unità e altri quotidiani nazionali che mostra Bin Laden tra le braccia di un baffuto militare USA. La foto è in realtà l’elaborazione di un fotogramma del film Black Hawk Down. Incredibile, vero?