La colonizzazione del Sistema Solare e l'esplorazione dello Spazio inizieranno forse per davvero solo quando inizieremo a sfruttare risorse che sono lì, quasi a portata di mano: gli asteroidi, per estrarne minerali preziosi. I fondi stanziati per le Agenzie spaziali nazionali non bastano mai e i programmi più ambiziosi avranno sempre più bisogno dei privati - che nelle inesauribili miniere fuori dai confini della Terra troveranno anche il loro tornaconto.
In buona sostanza, anche se non alla lettera, è ciò che ha sostenuto Martin Elvis, astrofisico di Harvard , all'International Symposium on Space Technology and Science (3-9 giugno 2017, Giappone): «L'attività mineraria sugli asteroidi», ha spiegato, «potrebbe fare ripartire l’economia spaziale, ridurre i costi per l’esplorazione e la ricerca scientifica e dare così modo all’umanità di entrare realmente nell'era spaziale».
Tutto ciò che facciamo oggi fuori dai confini della Terra è estremamente costosi: l’apertura di miniere sugli asteroidi sarebbe fondamentale per ridurre i costi.
Un esempio importante, afferma Elvis, è il ruolo determinante di SpaceX (azienda privata di proprietà di Elon Musk, patron di Tesla, Hyperloop, SolarCity, cofondatore di PayPal...) nella riduzione dei prezzi per i lanci: le attività minerarie porteranno a ulteriori economie, e i costi scenderanno ancora in maniera oggi impensabile.
La frontiera. Per avviare programmi di questo genere c'è però (almeno) un problema critico che deve essere affrontato e risolto: scegliere l'asteroide giusto dove aprire una miniera che valga lo sforzo iniziale.
«Per questo», aggiunge Elvis, «è vitale il contributo degli astronomi per scegliere gli asteroidi con estrema cura: alcuni per sfruttarne l'acqua, per creare dei punti di rifornimento per le astronavi in viaggio nel Sistema Solare, altri per i minerali e per i metalli più preziosi per le nostre tecnologie, come il platino e il palladio.» Bisognerà sapere quali scartare, per non sprecare risorse, e studiandoli si potranno scoprire altre risorse importanti su cui investire.
Con strumenti come i telescopi Magellano, una coppia di rifrattori da 6,5 metri di diametro, si potrebbe avere un quadro delle caratteristiche di un asteroide in 2-3 minuti: questo permetterebbe una prima scrematura, fosse anche dell'80-85%, ma resterebbe un buon numero di obiettivi promettenti su cui indirizzare sonde esplorative per verificare i dati raccolti.
Il valore del tempo. «Basterebbero un paio di notti per caratterizzare 300 asteroidi», afferma Elvis. Puo suonare ridicolo, ma "un paio di notti" è un'enormità di tempo per qualunque dei nostri telescopi, che hanno liste di attesa di mesi per qualunque attività, da tanto sono richiesti da università e centri di ricerca.
La soluzione potrebbe arrivare con l'entrata in funzione dei mega telescopi in costruzione (come l'E-ELT, vedi), che saranno presumibilmente riservati alle osservazioni più importanti, come appunto quella di caratterizzazione degli asteroidi. Questa ricerca è paragonabile a quella che conducono i geologi su di un’area mineraria della Terra studiandola dal cielo: se si ipotizza che in una certa zona ci siano dei minerali o altre risorse utili, prima di scavare la geologia aiuta calcolare i costi e i benefici. Allo stesso modo, per gli asteroidi i grandi telescopi potrebbero permettere l'abbattimento di un fattore 10 dei costi di rilevamento.
Miniere nello Spazio. Sulla Terra, molti minerali interessanti (dal punto di vista economico) si sono legati ad altri elementi chimici che li hanno resi pesanti e li hanno "spinti" nelle profondità del pianeta, a distanza tali dalla superficie che risulta impossibile estrarli.
Sugli asteroidi può anche essere successa la stessa cosa, ma i tanti impatti a cui sono stati sottoposti, e che li hanno frammentati, hanno sicuramente fatto sì che da qualche parte i minerali pesanti che cerchiamo si trovino vicini alla superficie, facili da estrarre.
Un'idea da capire. All'inizio dei lavori del simposio in Giappone, le due più importanti società per l’esplorazione mineraria degli asteroidi, la Planetary Resources e la Deep Space Industries, si sono mostrate abbastanza fredde all'idea della necessità di una esplorazione da remoto degli asteroidi. Non è sorprendente: sono nate attorno a ingegneri molto bravi a costruire sonde e trivelle da mandare nello Spazio, e sembrano sottovalutare gli studi che si possono fare "da casa".
Tuttavia gli scenari tratteggiati da Martin Elvis alla fine potrebbero avere fatto breccia e potremmo presto sentire parlare del loro impegno nei consorzi dei grandi telescopi e nei programmi di caratterizzazione delle migliaia di asteroidi che dovremo prima o poi raggiungere e sfruttare.