Tolone, 16 novembre 1664: su pressione di Luigi XIV, la nave ammiraglia La Lune, di rientro da una operazione militare nell'odierna Algeria, si vede rifiutare il permesso di attracco. Il vascello, reduce da una missione di supporto all'armata francese in Nord Africa - un'operazione finita in ritirata - ha a bordo più di 1000 soldati feriti, malati e sfuggiti al massacro.
La cambusa è piena, la nave è sovraccarica di armi e provviste, e a bordo è forse esplosa un'epidemia di peste. Le autorità reali a Tolone la dirottano verso le vicine isole Porquerolles, ma dopo 8 chilometri La Lune, ormai malandata, cola a picco in pochi minuti, trascinando con sé centinaia di vite e un carico prezioso di oltre 60 mila oggetti d'epoca.
La rinascita di una Pompei sommersa
Il relitto e il suo contenuto sono oggi di nuovo esplorabili, pur trovandosi ancora a oltre 90 metri di profondità. La nave del Re Sole è infatti al centro di un'impresa archelogica mai tentata finora, che sfrutta le tecniche di realtà virtuale per ottimizzare le operazioni di recupero dei suoi tesori.
Dassault Systèmes, azienda francese specializzata in software di progettazione 3D (vedi la ricostruzione della Tour Eiffel e della piramide di Giza), in collaborazione con la Marina Militare Francese e un'equipe di archeologi sottomarini, ha realizzato una fedele riproduzione virtuale tridimensionale dell'intero sito sommerso: un'area di 420 metri quadrati con quel che resta della nave e il suo prezioso carico di armi, vasellame e stoviglie d'epoca.
Esplorazioni virtuali e senza rischi
Il relitto, scoperto accidentalmente nel 1993 da Paul-Henri Nargeolet, archeologo francese famoso per gli studi sul relitto del Titanic, è rimasto pressoché inesplorato fino al 2012. Ad Agosto di quell'anno è cominciata l'Operation Lune: a partire dalle immagini girate da un robot sottomarino comandato a distanza (ROV) è stato possibile riprodurre a terra, in realtà virtuale, l'intero scenario sommerso, in cui i reperti si trovano nell'esatta posizione in cui sono in realtà e le condizioni di visibilità sono le stesse che in fondo al mare.
Visita esclusiva
Siamo andati nei sotterranei della Dassault per testare questa tecnologia di persona. Utilizzando speciali caschi in 3D e joystick per la realtà virtuale, ci si può muovere nel sito sommerso in totale sicurezza; provare a spostare e rimuovere i reperti insabbiati senza rischiare di romperli, e senza danneggiare lo "scavo"; orientarsi all'interno del relitto memorizzando l'esatta posizione di oggetti ed ostacoli; infilare il naso all'interno di giare e cannoni incrostati da alghe e molluschi, e rimuovere la sabbia che li ricopre.
Archeologi e palombari impegnati nell'operazione si addestrano in questo scenario prima di immergersi nello scavo reale. Qui si studiano tecniche di recupero e strategie di movimento, senza correre i rischi di una vera immersione: influsso di correnti e maree, problemi di pressione, fatica, scorrimento dei fondali, danneggiamento del sito.
Solo a questo punto si scende sott'acqua. L'Operation Lune si è avvalsa di palombari specializzati della Marina che si sono immersi utilizzando uno scafandro avanzatissimo, la Newtsuit: una sorta di esoscheletro pressurizzato in grado di scendere fino a 300 metri e rimanervi - potenzialmente - per 48 ore. L'involucro, simile a una tuta spaziale, è dotato di pinze per afferrare delicatamente i reperti da riportare in superficie. Ne esistono solo 24 al mondo, solitamente utilizzati a scopo militare.