Per le forze dell'ordine, "beccare" una sostanza stupefacente non è facile quanto si potrebbe pensare.
La maggior parte delle droghe che vengono spacciate, infatti, non sono pure, ma sono il risultato di un mix di diverse componenti, solo alcune delle quali effettivamente illegali: riuscire a identificarle è fondamentale perché, come si dice, la legge possa fare il suo corso.
Una svolta potrebbe arrivare dall'invenzione di Christoffer Abrahamsson, chimico dell'università di Harvard che ha creato uno strumento che sfrutta la levitazione magnetica per separare un mix di sostanze nelle sue componenti, facilitandone l'identificazione.
Facile ed economico. Lo strumento ha le dimensioni di un thermos e, secondo Abrahamsson, costruirlo costa circa 200$. Per funzionare ha bisogno di essere riempito di un liquido magnetico, cioè un liquido che, in presenza di un campo magnetico, si polarizza.
La (presunta) droga da analizzare viene immersa nel liquido, che viene poi stimolato da due magneti posti ai suoi due poli: la loro presenza fa reagire il liquido, che a sua volta spinge le particelle in sospensione verso il centro dell'oggetto.
Diverse densità. È a questo punto che entra in gioco la differente dimensione delle particelle coinvolte, che tendono ad aggregarsi tra loro e a rimanere in sospensione ad altezze diverse (quelle con la stessa densità del liquido galleggiano al centro dello strumento, quelle più dense vanno a fondo, quelle meno dense fluttuano verso la superficie): confrontando i risultati con i valori di densità di droghe conosciute si può stabilire la composizione esatta della sostanza. Non solo: se qualche particella dovesse cadere in un intervallo di valori che non corrisponde ad alcuna sostanza nota, questo potrebbe significare che è una nuova droga sintetica appena arrivata sul mercato, che è fondamentale identificare il prima possibile.