La Conferenza mondiale sul Clima - che si conclude oggi a Durban in Sudafrica - affronta lo spinoso argomento della geoingegneria e dei suoi effetti sui cambiamenti climatici e sul surriscaldamento globale. Sarà un bene o un male per il nostro pianeta?
La geoingegneria è una disciplina che ingloba tutte quelle tecniche di intervento a opera dell’uomo in grado di modificare le situazioni ambientali. Si tratta, in pratica, della facoltà dell'uomo di prendere il controllo sulla Natura. Sono anni che si studiano soluzioni per sfruttare questa branca dell'ingegneria per risolvere, o quanto meno tamponare, la drammatica situazione climatica del nostro pianeta. Qualche esempio? Rendere le nuvole più riflettenti grazie all'acqua del mare, posizionare enormi ombrelloni di protezione su alcune aree della terra oppure verniciare di bianco i tetti delle case per contrastare i raggi del sole.
E se la geoingegneria invece di salvare la Terra, la distruggesse? Gli effetti di queste nuove tecnologie non sono né chiari, né prevedibili. Se peggiorassero la situazione climatica innescando precipitazioni a singhiozzo o acquazzoni, oppure quella politica… chi dovrebbe decidere la temperatura globale "giusta"?
L'ambientalista Silvia Ribeiro, che definisce la geoingegneria fuorilegge, ritiene che le "tecnologie di gestione della radiazione solare sono ad alto rischio ed estremamente pericolose e devono essere trattate secondo il diritto internazionale come le armi nucleari". Questi interventi, in effetti, potrebbero produrre effetti devastanti, soprattutto perché intervengono a livello globale. Pensiamo, per esempio, all'agricoltura, che si basa unicamente sul clima.
Forse cercare di cambiare il mondo, piuttosto che l'umanità e il suo modo di pensare, non è la soluzione ideale al surriscaldamento globale. (sp)
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