Un metamateriale messo a punto dall'Università di Shangai permette, almeno in teoria, di nascondere le porte facendole sembrare muri. (Alessandro Bolla, 30 settembre 2008)
Dopo il mantello dell’invisibilità messo a punto dall’Università della Carolina, tocca all’Univeristà di Shangai portare un po’ di Harry Potter nel mondo dei babbani (termine che, nel linguaggio potteriano, individua i non maghi). E lo fa proponendo un metamateriale capace di nascondere un’apertura dentro una parete, facendola sembrare un muro pieno e solido, proprio come accade al maghetto inglese quando prende il treno al binario 9 e ¾ della stazione di King’s Cross (vedi il video).
Come i "lego", ma high tech. I metamateriali sono strutture formate da minuscoli mattoncini elettronici capaci di interagire con la luce in modo assolutamente impossibile a qualunque altro materiale. Alcuni di questi hanno un indice di rifrazione negativo: ciò significa che essi deviano la luce nel modo “sbagliato”. Un oggetto immerso in un metamateriale può in realtà apparire come fluttuante sopra di esso. I ricercatori dell’Università di Shangai hanno teorizzato un singolare utilizzo delle proprietà di questi ritrovati: nascondere le porte facendole sembrare... muri. Il trucco consiste nel creare un oggetto che, a causa della sua particolare interazione con la luce, sembri più grande di come è in realtà. Un pilastro costruito con queste caratteristiche potrebbe in apparenza occupare tutto lo spazio di una porta, mentre in realtà lascerebbe due aperture, una alla sua destra e una alla sua sinistra. Basta saperlo, ed evitare di correre con decisione verso il centro della porta. I calcoli fatti dagli scienziati di Shangai, fino ad ora, sono applicabili a frequenze di luce non visibili dall’occhio umano: il problema dei metamateriali con indice di rifrazione negativo è la loro propensione ad assorbire la luce piuttosto che rifletterla completamente in un’immagine più grande. Una volta risolto questo aspetto, il binario 9 ¾ potrebbe materialzzarsi in tutte le nostre stazioni.
La fisica di Harry Potter
