di Luigi Teodonio
Foxconn proprio non ce la fa. Le scorte di iPhone 5 continuano a diminuire, la domanda mondiale aumenta e la fabbrica cinese non riesce a stare dietro alle richieste che arrivano da Cupertino. E ora Apple paga dazio anche in borsa, dove ha perso il 20% in sei settimane.
"Non ce la facciamo a stare dietro alla richiesta di iPhone 5 che arriva da Cupertino"
Pezzo da collezione
dopo l’allerta lanciata qualche settimana fa
Parto difficile - «Non è semplice produrre gli iPhone 5». E questo, tutto sommato, già lo sapevamo. Lo aveva ribadito la stessa Foxconn dopo che si era diffusa la voce che le scorte del nuovo smartphone Apple fossero arrivate agli sgoccioli. Dopo appena due settimane di vendita. «Non riusciamo - ha confermato Gou - a stare dietro all’enorme domanda che ci arriva da Apple». Per porre rimedio, pare che Foxconn stia utilizzando anche altri stabilimenti produttivi. Il presidente dell'azienda cinese non ha confermato la notizia, ma le voci che sostengono che Foxconn International Holding, solitamente impegnata nella produzione di prodotti Nokia e Huawei, abbia iniziato ad assemblare anche l'iPhone 5 sembrano tutt’altro prive di fondamento.
Contraccolpi - E questa scarsità di melafonini si sta ritorcendo contro Apple a livello finanziario. Le quotazioni di Cupertino, dal picco di oltre 700$ per azione coinciso con il lancio mondiale dell'iPhone 5, sono praticamente crollate. Per acquistare un’azione Apple sono ora necessari "solo" 557 dollari, quotazione di chiusura nella giornata di mercoledì. Questo vuol dire che il valore di Apple, nel giro di circa 6 settimane, è calato del 20% e corrisponde a una perdita di valore capitale di circa 100 miliardi di dollari. Tutt’altro che un’inezia anche per un colosso economico e finanziario come Apple. (sp)
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