Acceleratori lineari, chirurghi robot, infermieri digitali e protesi artificiali sempre più simili ad arti in carne e ossa. Non è fantascienza e nemmeno il futuro: è il presente della medicina.
Se ne è parlato oggi al Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia nel corso della tappa milanese dei Grandi Incontri di Focus.
L’evento, che si è tenuto all’interno della kermesse di Panorama d’Italia, è stato condotto dal direttore di Focus Jacopo Loredan, che ha ospitato Franco Mosca (professore Emerito di Chirurgia Generale, Università di Pisa Fondatore e Presidente della Fondazione Arpa), Franca Melfi (professore di chirurgia toracica e Responsabile del Centro Robotico Multidisciplinare dell'Azienda Ospedaliero-Universitaria Pisana), Lorenzo De Michieli (PhD Rehab Technologies IIT INAIL Lab – Coordinator Technology Transfer - Innovation Manager), Francesca Cerruti(direttore marketing e comunicazione di ab medica), Claudio Varinelli, (Responsabile Assistenza Tecnica di ab medica) e Pantaleo Romanelli (Scientific Director, ab medica, Milano, Italy e Consultant and Scientific Director, Neurosurgery and Brain Radiosurgery, Cyberknife Center, CDI, Milano, Italy).
Un po' di storia. “L’impiego delle macchine in chirurgia è piuttosto recente” spiega Franca Melfi. “Le prime risalgono agli anni ‘80, venivano impiegate nella chirurgia dell’occhio e avevano l’obiettivo di aumentare la precisione del medico riducendo i traumi”.
Agli sviluppi di queste apparecchiature ha contribuito anche la NASA, con il fine ultimo di realizzare un sistema di medicina che permettesse di operare da remoto i soldati americani feriti sui campi di battaglia di tutto il mondo.
Funziona davvero. 35 anni dopo i dati confermano la validità della chirurgia robotica: ad oggi nel mondo i pazienti operati con con queste macchine sono oltre 3 milioni, e sono più di 33.000 i chirurghi che hanno accesso alla chirurgia digitale.
Ma che vantaggi offre ai pazienti la chirurgia robotica rispetto a quella tradizionale? Gli esperti di Focus non hanno dubbi: il chirurgo robot, oltre a ridurre la percentuale di errore, permette di effettuare interventi meno invasivi, più brevi e che richiedono tempi di recupero che in alcuni casi si riducono a poche ore rispetto ai giorni o alle settimane delle tecniche tradizionali. A tutto vantaggio dei costi e dell’efficienza dei reparti ospedalieri.
Oggi esistono diversi tipi di robot chirurgo, ciascuno con una propria specializzazione clinica e basato su una specifica tecnologia. Ciò che accomuna queste macchine è che offrono ai medici la possibilità di ridurre gli errori, permettono manovre impossibili alle mani dell’uomo e cosentono livelli di precisione irraggiungibili a occhio nudo.
L'ospedale di Star Trek. Romanelli presenta al pubblico Cybernknife, un sistema operatorio che di fatto è un piccolo acceleratore lineare in grado di inviare sul paziente fasci sottilissimi ed estremamente precisi di radiazioni.
Questa macchina viene impiegata per trattare i tumori senza danneggiare le cellule circostanti, nella chirurgia neurologica e dei vasi sanguigni: opera identificando i punti su cui intervenire grazie alla guida di tac e risonanze ad altissima definizione, senza aprire il paziente e senza necessità di degenza.
Protagonista in sala da Vinci, il robot chirurgo di ab medica. “Definirlo chirurgo però non è corretto” spiega Claudio Varinelli. In realtà si tratta di un manipolatore estremamente sofisiticato che esegue in tempo reale i movimenti del medico dopo averli opportunamenti ridotti in ampiezza e forza”.
Tra i punti di forza di da Vinci, la possibilità di permettere ai chirurghi di simulare gli interventi in realtà virtuale e con un elevatissimo grado di realismo.
Il ruolo dell'uomo.“Questa tecnologia permette di ridurre i tempi di apprendimento da parte dei giovani medici” sottolinea il prof Mosca, “ma non si sostituisce assolutamente alle abilità dell’uomo. Anzi, un cattivo chirurgo opererà male anche con il robot”.
Tra le eccellenze tecnologiche italiane in campo medico la protesi robotica realizzata dall’Istituto Italiano di tecnologia e presentata da Lorenzo de Michieli.
Si muove grazie agli impulsi elettrici raccolti dai muscoli residui del moncherino e permette di afferrare oggetti di diverse forme fino a 10 kg di peso.
Chiude l’evento RP-Vita, il robot infermiere di ab medica in grado di collaborare con il personale sanitario di reparto monitorando le condizioni cliniche dei pazienti e permettendo ai medici di assistere i malati in telepresenza.
"E' importante che queste tecnologie aiutino a ridurre il divario tra i paesi ricchi e quelli poveri e che contribuiscano ad offrire l'accesso alle cure mediche ai miliardi di persone che ancora oggi muoiono a causa di patologie per noi banali" sottolinea il prof Mosca.