Il diario online dell'inviato di Focus all'Esposizione Universale, che si svolge in Giappone in questi mesi, presenterà tecnologie e invenzioni che ci traghetteranno direttamente nel prossimo futuro. Tutto ispirato alla saggezza della natura e alla possibità di uno sviluppo armonico con l'ambiente.
Nella foto, il castello della città di Nagoya, capitale della prefettura di Aichi: in occasione dell'Expo 2005 la città verrà visitata da oltre 15 milioni di persone. |
Più di un secolo fa a rappresentare la prima esposizione universale - che si svolse a Parigi nel 1889 - fu scelta la Tour Eiffel. Allora rifletteva lo spirito dell'Esposizione ed esprimeva speranze e desideri dell'epoca, oggi svetta ancora come simbolo di un'indiscussa modernità.
Il 25 marzo è stato inaugurato in Giappone l'Expo 2005 che terminerà il prossimo 25 settembre 2005: chissà quale sarà l'opera che lo rappresenterà e che rimarrà ai posteri? Per scoprirlo, Focus ha inviato un suo giornalista, Paolo Pontoniere, con il compito di scovare le invenzioni più curiose e le tecnologie che forse ci accompagneranno in futuro.
Il tema dell'esposizione che si svolge nella prefettura giapponese di Aichi è la “saggezza della natura” e i partecipanti si sono interrogati sulla possibilità di ottenere uno sviluppo in armonia con l'ambiente. La manifestazione inoltre si ispira all'arte del vivere, intesa in tutte le sue forme, e rilancia la sfida più ardua del terzo millennio: la coesistenza armoniosa delle diverse culture in una società globale. Per saperne di più, si può visitare il sito ufficiale (in inglese) dell'Expo cliccando qui.
Qui inizia il diario del nostro giornalista che ci segnalerà ogni giorno del suo viaggio le chicche della giornata: rimanete sintonizzati… col futuro! Comincia il viaggio!
Il diario online dell'inviato di Focus all'Esposizione Universale, che si svolge in Giappone in questi mesi, presenterà tecnologie e invenzioni che ci traghetteranno direttamente nel prossimo futuro. Tutto ispirato alla saggezza della natura e alla possibità di uno sviluppo armonico con l'ambiente.
Mammut protagonisti all'Expo: Yukagir, che prende il nome dalla città siberiana in cui è stato ritrovato, è vissuto circa 18000 anni fa. Oggi con le moderne tecnologie (tomografia computerizzata e ricostruzione delle immagini 3D) è stato possibile vedere al suo interno. |
::PRIMO GIORNO::
Benvenuti... nel futuro!
Il ventesimo secolo ha dato luce alla civiltà globale. Lo straordinario sviluppo registratosi nel campo delle tecnologie per la comunicazione, dei processi industrializzati, nel campo dell'estrazione e della trasformazione delle materie prime, delle biotecnologie, della farmaceutica e delle nanotecnologie hanno permesso all'umanità di fare passi in avanti da gigante, ma a quale prezzo?
La pressione sulle risorse naturali è diventata insopportabile, oggi giorno aumentano i tassi di inquinamento e risorse naturali insostituibili vanno perse irrimediabilmente.
Specie animali vengono eliminate a ritmi un secolo fa nemmeno immaginabili. L'ecosistema è al limite di rottura e l'umanità rischia di rimanere vittima d'una crisi irreversibile. Su queste realtà riflette dal marzo di quest'anno l'Expo 2005, l'esposizione mondiale organizzata a Nagoya in Giappone.
Il mondo è stato così sfidato a mettere in mostra la sua inventiva, è stato invitato a dimostrare come possano - le stesse tecnologie e i progressi scientifici che hanno liberato l'umanità e spinto la Terra sull'orlo del baratro - essere usate per salvarla e armonizzare la crescita dell'umanità.
Siamo andati a verificare da vicino quello che ne è emerso e bisogna dire che, dal campo automobilistico a quello dei computer, dalle nanotecnologie alle risorse energetiche rinnovabili e alla robotica, i ricercatori e le aziende mondiali producono ogni giorno una marea di idee brillanti, che attendono solo d'essere realizzate.
Quello che cattura l'occhio a prima vista di questa Expo 2005 sono le folle che si aggirano, sotto un sole martellante e con un un'afa da capogiro, tra i vari padiglioni dell'esposizione: 120 mila persone di media ogni giorno e 20 milioni in totale quelle che visiteranno l'esposizione fino alla chiusura dei battenti alla metà di settembre.
"Noi ne avevamo previsti solo 15", dice Keiko Suzuki, direttrice delle relazioni pubbliche della mostra, "ma evidentemente la mostra dev'essere piaciuta, particolarmente ai Giapponesi", che, con il 95 per cento delle presenze sono stati i veri sostenitori della mostra e del concetto che lo anima: raccogliere la saggezza della Terra.
E di terra si parla un po' dappertutto nei vari padiglioni. Dalla Global House, che ospita i resti congelati di un mammut scoperto in Siberia, un bestione da 10 metri per 50, e possiede il più grande schermo per proiezioni del mondo, allo stand dell'Hitachi Group con il primo dizionario enciclopedico - portatile e alimentato all'idrogeno - delle specie in via di estinzione, a quello giapponese, con il suo schermo a 360 gradi, in cui la Terra viene disarticolata e ricreata di volta in volta per il diletto dei visitatori, e l'isolamento termico a base di bamboo.
Apprendiamo così che oggi l'umanità consuma due stadi e mezzo pieni d'acqua solo per dissetarsi. Che se la popolazione mondiale decidesse di abbracciarsi forte non basterebbe tutto il territorio occupato oggi da Tokio. Che usando le tecnologie solari adesso disponibili si potrebbero raccogliere miliardi di kilowatt d'energia e che oggi produciamo già abbastanza grano da poter sfamare tutte le genti.
Su queste e altre questioni, ritorneremo con i prossimi aggiornamenti giornalieri dal fronte dell'Expo 2005.
Il diario online dell'inviato di Focus all'Esposizione Universale, che si svolge in Giappone in questi mesi, presenterà tecnologie e invenzioni che ci traghetteranno direttamente nel prossimo futuro. Tutto ispirato alla saggezza della natura e alla possibità di uno sviluppo armonico con l'ambiente.
I mille impieghi del bambù: all''Expo si dimostra come si possa fare un uso altamente tecnologico di un materiale dalla tradizione antichissima. |
::SECONDO GIORNO::
La tecnologia sposa la natura
Una manifestazione che celebra il connubio tra la natura e la tecnologia e che esplora le varie maniere in cui l'umanità può imparare a migliorare la propria vita dall'ambiente che la circonda, l'Expo 2005 non poteva non esprimere una forte enfasi sul riuso, l'armonia con il pianeta e con le forze dell'universo.
Questo è chiaramente il caso del padiglione della Toyota. Il grande costruttore d'auto giapponese si è presentato a Nagoya con una struttura completamente riciclabile, creando un edificio che si basa sul principio dell'assemblaggio simile a quello dei Lego e che contempla anche l'introduzione di un nuovo tipo di giunzione, il giunto a frizione.
Un elemento questo che riduce il numero di viti necessarie ad assemblare l'edificio--contenendo così al massimo l'impiego e lo spreco di materie prime--e che elimina quasi del tutto la necessità di praticare saldature, facilitando di conseguenza il riutilizzo della struttura che infatti può essere riconfigurata in una forma diversa, su una scala variabile e destinata anche a usi alternativi. Inoltre la muratura e gli interni del padiglione sono stati realizzati in carta riciclata e Kenaf.
Un giunco tipico della regione di Aichi, il Kenaf può raggiungere i 5 metri di altezza in meno di un anno e si presta facilmente alla lavorazione industriale a scopi edili. Il padiglione, i sistemi che lo fanno funzionare e lo show che si svolge al suo interno--13 volte in una giornata--sono poi tutti alimentati da energia eolica.
"Alla fine della mostra sarà come se questo padiglione non fosse mai esistito", dichiara Toshimitsu Suzuki. Sebbene sia composta da 60 differenti corporazioni, la conglomerata Toyota è pur sempre, e prevalentemente, una casa automobilistica: di conseguenza non poteva mancare di focalizzarsi anche sul tema della mobilità personale con la presentazione di una serie di veicoli per l'uso individuale come l'i-Unit, un ibrido per il trasporto personale ad un solo posto e l'i-Foot, un altro veicolo per usi individuali ad alimentazione ibrida che si muove su due zampe come se fosse un uccello. Due tipi di veicoli sviluppati per esigenze di ricerca, l'i-Unit e l'i-Foot dimostrano però che il trasporto del futuro può essere ancora affrontato su scala personale e riuscire allo stesso tempo a preservare l'ambiente, risparmiare le risorse naturali e continuare a progredire tecnologicamente.
Infatti i due veicoli--altamente personalizzati--sono attivati dai dati biometrici del guidatore e attraverso un'analisi costante delle condizioni ambientali del terreno sul quale si muovono, sono in grado di prevenire autonomamente collisioni e incidenti di diversa natura.
Inoltre essendo alimentati da batterie al litio e da motori di basso consumo, non solo hanno un impatto energetico ridotto ma sono--grazie alle tecnologie ibride già in uso nei veicoli Toyota--anche in grado di generare autonomamente una parte dei propri bisogni energetici. La versatilità del loro impiego, la loro capacità di ruotare a 360 gradi stando su un solo punto e l'alto grado di integrazione con le condizioni fisiche del guidatore vengono dimostrate poi in una performance nella quale i veicoli danzano con una serie di operatori umani in uno show che ricorda quelli allestiti dal Cirque du Soleil.
In un baluginio di luci e suoni e tra lo svolazzare e piroettare aereo dei danzatori, i due velivoli si muovono elegantemente tra gli spalti dell'arena ricavata all'interno del padiglione e fanno mostra di tutte le loro doti tecnologiche in in una serie di intricati minuetti con i danzatori e l'un con l'altro.
Robotica... a tempo di musica
Ad una performance musicale la Toyota affida anche la dimostrazione dei progressi che ha realizzato nel campo della robotica, presentando al pubblico il Toyota Partner Robot, una banda musicale composta per la sua totalità da robot. Marcando progressi straordinari su Asimo, il robot presentato qualche tempo fa dalla Honda, e su Aibo, il cane robot della Sony, la Toyota ha creato dei robot che possono coaudivare adesso l'uomo in settori come l'assistenza agli infermi, e le linee di montaggio dell'alta tecnologia.
Gizmodo, così si chiama l'automa della Toyota, possiede labbra che esprimono la stessa sensibilità di quelle umane, dal momento che Gizmodo suona gli ottoni con estrema proficienza e le sue mani possono articolare movimenti che non hanno niente da invidiare a quelle dell'uomo.
Un metro e venti d'altezza e 35 chilogrammi di peso, Gizmodo si muove con grazia e agilità, riesce ad andare avanti e indietro senza visibile difficoltà, si dondola mentre suona e potrebbe esibirsi in una qualsiasi orchestra senza compromettere la qualità del suono del gruppo.
Il tema del riuso e della simbiosi con l'ambiente viene affrontato in maniera diversa invece al padiglione giapponese a Nagakute--uno dei due siti su cui ha luogo la Expo 2005. Qui, creando un struttura che architettonicamente appare molto simile a quella di un alveare delle api, i designer giapponesi hanno fatto ricorso al bambù a man bassa.
Pianta che cresce in abbondanza nei dintorni di Nagoya, il bambù è stato utilizzato in forma lignea per costruire il padiglione stesso e in forma viva per raffreddarlo e proteggere i visitatori dal sole inclemente e dalla calura asfissiante che si possono abbattere sull'Expo. Fattori climatici questi ultimi di non poco conto e che, come ha avuto modo di verificare questo reporter nei giorni che hanno fatto seguito all'arrivo di un tifone nella regione, possono rendere la vita degli abitanti della regione particolarmente miserabile durante i mesi estivi.
"Il nostro obbiettivo non era quello di fare il boom mostrando delle tecnologie avanzatissime. Ci interessava piuttosto dimostrare che l'uomo è parte della natura e che può imparare da essa invece di dominarla, e che questo non implica necessariamente regredire tecnologicamente", dichiara Yoshitsugu Koji, vice direttore della Expo 2005.
Ed infatti il padiglione ricrea degli ambienti che pongono l'uomo nel seno della natura. Lo si nota gia all'entrata, dove c'è un globo cinematografico a immersione totale, costruito in scala uno a un milione della circonferenza della Terra, e viene riconfermato con la ricreazione in carta pressata della foresta di bambù che circonda l'Expo.
Il padiglione giapponese
All'entrata del padiglione giapponese lo spettatore si trova di volta in volta a volare con le aquile, a nuotare con le balene, a correre nella savana africana con branchi di gazzelle e famiglie di pachidermi e ad arrampicarsi sulle cime più alte del manto arboreo della foresta pluviale con i lemuri.
Più tardi si troverà invece a passeggiare nel sottobosco d'una foresta del Pacifico, a sentirne i suoni, a odorarne i profumi e a sperimentarne le consistenza. In tutti i casi la tecnologia viene sempre usata in maniera discreta per sottolineare le meraviglie del mondo che ci circonda e non per obliterarle, per dimostrare che in natura niente è impossibile e che quello che l'uomo può realizzare è gia stato realizzato dalla natura.
Come nel caso delle condizioni ambientali esistenti in alcuni acquitrini e alle foci di un fiume, dove le acque salmastre dell'oceano si mescolano a quelle dolci provenienti dalle sorgenti montagnose, e dove pesci d'acqua dolce e d'alto mare vivono indisturbati fianco a fianco.
"È un fenomeno non ancora ben compreso e che potrebbe produrre progressi straordinari nel campo del trattamento dei disturbi del sistema respiratorio e di quelli del sistema nervoso", aggiunge Koji, "Noi l'abbiamo ottenuto creando un flusso di microbolle di ossigeno che immettiamo ad alta pressione nell'acquario. Sarà la velocità del flusso o la dimensione delle bollicine, fatto stà che l'ossigeno viene assorbito rapidamente dai muscoli e crea una situazione in cui i pesci sono più forti di quello che sarebbero normalmente in natura e possono così sopravvivere senza difficoltà in condizioni ambientali estreme".
Il biolung, il bio-polmone, è un'altra delle strutture di basso impatto tecnolgico ma di grande valore scientifico che gli organizzatori hanno voluto introdurre alla Expo. L'obbiettivo era non solo quello di mitigare le condizioni ambientali sull'isola di Nagakute ma anche quello di invitare il pubblico a riflettere su come creare una simbiosi con l'ambiente che serva a migliorare le condizioni di vita sul pianeta.
Situato nella zona centrale dell'esibizione, la Global House, questo muro respirante è alto 15 metri e lungo 150. Formato da piante e fiori della regione riesce ad abbassare di un paio di gradi la temperatura circostante e a creare una piacevole sensazione di ossigenazione per il visitatore che vi cerca ristoro. Animato ogni dieci minuti da uno spettacolo di luci e suoni, il muro è meta centrale dei tour eco-educazionali della fiera.
Il diario online dell'inviato di Focus all'Esposizione Universale, che si svolge in Giappone in questi mesi, presenterà tecnologie e invenzioni che ci traghetteranno direttamente nel prossimo futuro. Tutto ispirato alla saggezza della natura e alla possibità di uno sviluppo armonico con l'ambiente.
In esibizione anche il treno Limino che viaggia a sei millimetri dalla superficie delle rotaie. |
::TERZO GIORNO::
Trasporti, Energia e Intrattenimento: le soluzioni radicali dell'Expo 2005
In linea con l'obbiettivo di creare un'esposizione sperimentale ma in sintonia con l'ambiente, l'Expo 2005 offre una serie di soluzioni per il trasporto che sono veramente innovative e che verranno introdotte a breve termine anche a livello commerciale.
Linimo, viaggiare su un cuscino...
Si comincia con il Linimo, il primo treno Maglev in servizio in Giappone e che utilizza la HSST, la high speed surface transport linear motor technology, una soluzione ingegneristica sviluppata interamente in Giappone.
Sì, è vero in prossimità di Nagoya esiste una linea Shinkasen--treno proiettile-- di natura Maglev della lunghezza di circa ottanta chilometri, ma si tratta d'una soluzione sperimentale. La Linimo è invece la prima a essere impiegata su scala commerciale.
Le forze magnetiche generate dai superconduttori posti al di sotto delle carrozze fanno levitare il Linimo a sei millimetri dalla superficie delle rotatie e, spingendolo a velocità che raggiungono in pochi secondi i 100 chilometri l'ora, rendono possibile il collegamento di nove stazioni lungo un percorso di 8,9 chilometri. Il tragitto Linimo è privo dei sussulti e dei rumori tipici che accompagnano il viaggio in un treno tradizionale. Il viaggiatore ha più l'impressione di viaggiare sospeso su un cuscino d'aria che di trovarsi su una strada ferrata.
La linea Linimo collega la stazione di Fjigaoka al limite orientale di Nagoya con la stazioni di Banpaku Yakusa sull'isola di Seto, e anche fermando a tutte le nove stazioni il viaggio da un capo all'altro della linea prende meno di 15 minuti.
In autobus... tra i padiglioni
E mentre il Linimo si muove su una monorotaio sospesa nei cieli della Expo, allo stesso tempo sul terreno un'altra soluzione futuristica viene impiegata per trasportare i visitatori da un padiglione all'altro dell'isola di Nagakute. Si tratta dell'IMTS, l'Intelligent Multi-mode Transit System. Un sistema di autobus automatizzati che guidati da una banda magnetica posta sotto il manto stradale, e alimentati da gas metano, offrono un'altra immagine di quella che potrebbe essere nel prossimo futuro la faccia del trasporto urbano.
Gli IMTS si muovono in carovane di tre veicoli e collegando tre stazioni all'interno della mostra con una di autobus all'esterno del perimetro dell'Expo. A differenza degli autobus tradizionali, gli IMTS offrono la possibilità di trasportare un numero di passeggeri paragonabile a quello di un treno mantenendo allo stesso tempo basso i costi di impianto e gestione.
Un'altra soluzione eco-friendly è anche quella delle navette che si muovono all'interno dell'esibizione. Alimentate alternativamente da batterie e cellule all'idrogeno, gli FCHV--fuel cell hibrid vehicle--producono solo acqua pura come scarico della combustione e contribuiscono meno di un decibel all'inquinamento acustico dell'ambiente.
Ovviamente alla Expo 2005 non manca una carrozza dello Shinkasen Maglev. Situata nel padiglione della JR--Japan Railway--ha però solo scopo dimostrativo. "Questo non significa mica che non siamo ancora pronti a entrare in fase produttiva", ci cautela Masahumi Uchiyama, direttore del padiglione JR, "Aspettiamo solo che il governo si decida a investire e si passa alla fase di produzione piena. Adesso dipende solo dai politici. Noi siamo più che pronti a dare via alla quarta rivoluzione della storia in fatto di trasporto passeggeri su rotaia".
In questa fase di rincari petroliferi e scontri politico-militari legati alla distribuzione e all'approvvigionamento del greggio, il discorso energetico non poteva mancare di assumere un ruolo centrale nella pianificazione e negli scopi della Expo 2005.
E a dire il vero la dipendenza dell'esibizione da fonti energetiche tradizionali è quasi nulla. Anche gli Stati Uniti, che come si sa non hanno firmato il Trattato di Kyoto per la riduzione delle emissioni nocive, e che non si può dire che per il loro consumo nazionale puntino su una politica di risorse alternative, ad Aichi si presentano con un padiglione alimentato da una centrale elettrica a idrogeno.
... Ancor più di alternativa!
Ma a fianco delle risorse rinnovabili storiche, come quella eolica e quella solare e che sono adottate diffusamente all'interno della Expo, a Nagoya si stanno sperimentando per la prima volta su larga scala soluzioni che non solo tendono a non usare risorse naturali ma che invece mirano anche a ridurre il carico inquinante già esistente sul pianeta.
Questo è il caso per esempio del sistema integrato sviluppato dal New Energy Consortium. Un esperimento concepito da un consorzio di ditte tra cui figurano anche NEDO--la New Energy and Industrial Technology Development Organization--e ditte come la Kyocera Corporation, la NGK Insulators, Ltd., la Mitsubihsi Heavy Industries e la Chubu Electric Power Co. quello del NEC vede la convergenza in una rete di alimentazione regionale di impianti che sono in grado di assorbire rifiuti organici, carta, legno, scarti dell'industria delle costruzioni e plastica.
Collegati in rete, all'Expo 2005 sistemi di fermentazione metanifera, cellule all'idrogeno, sistemi di gassificazione ad alta temperatura e pannelli solari alimentano il padiglione della Nedo, quello giapponese e--utilizzando i fumi di scarico delle cellule all'idrogeno--genera anche l'energia impiegata per alimentare gli impianti d'aria condizionata che raffreddano vaste porzioni dei padiglioni della Expo 2005.
Specie a rischio...
A Nagoya le energie alternative sono utilizzate anche nei sistemi di intrattenimento del pubblico e servono per esempio a creare un abbecedario delle specie a rischio. Questo è il caso del padiglione dell'Hitachi Group dove i lettori portatili con i quali i visitatori raccolgono informazioni sugli animali in via di estinzione sono alimentati da cellule all'idrogeno.
Ma andiamo per ordine. Il gruppo Hitachi ad Aichi ci è arrivato con uno show di MR--mixed reality--che vuole sensibilizzare le masse giovanili (e non) sui rischi che corrono moltissime specie animali del nostro pianeta.
Utilizzando degli schermi portatili così il visitatore passa lungo un percorso stabilito dove fermandosi a varie stazioni può avvicinare lo schermo ad un sensore che gli permette di scaricare sul suo video le informazioni relative ad una specifica specie a rischio.
Dal visore il visitatore non solo apprende fatti relativi alla vita e all'ambiente dell'animale ma viene anche educato sui fattori che hanno spinto queste speci sull'orlo dell'estinzione. La Mixed Reality è un medium nel quale elementi di realtà virtuale vengono sovraimposti ad ambientazioni reali che circondano l'osservatore.
Così dopo aver caricato tutti gli animali in memoria, il visitatore si addentra--utilizzando un trenino--in una galleria che lo porterà ad interagire con gli animali appena incontrati nel percorso video. Una soluzione 3R--riduci, riusa e ricicla--viene usata anche al padiglione Wonder Circus-Electric Power Circus. Organizzato dalla federazione delle compagnie lettriche giapponesi per il diletto dei bambini che vistano l'Expo, il padiglione Wonder World è stato costruito interamente con materiale riutilizzato. Partendo dalle conchiglie e le meduse che si incastrano nelle turbine elettriche--che vengono utilizzate come fertilizzante per i giardini del padiglione--e passando ai sedimenti delle dighe, che sono stati usati per costruire i vari pavimenti, e ai mattoni costruiti con le ceneri generate dagli impianti elettrici a carbone, tutto a Wonder World ha vissuto una vita precedente. E non solo, ma per la sua alimentazione il padiglione si affida ad un misto di generatori fotovoltaici, mulini a vento e cellule all'idrogeno.
E così mentre si addentrano nel caleidoscopio più grande del mondo, viaggiando sulla ricostruzione di un trenino d'epoca, i bambini che visitano la Expo possono imparare che il potere dell'immaginazione umana crea per davvero mondi fantastici dalle ceneri di quello che ci circonda.
Il diario online dell'inviato di Focus all'Esposizione Universale, che si svolge in Giappone in questi mesi, presenterà tecnologie e invenzioni che ci traghetteranno direttamente nel prossimo futuro. Tutto ispirato alla saggezza della natura e alla possibità di uno sviluppo armonico con l'ambiente.
Il Satiro Danzante di Prassetile risale a 2000 anni fa e per trasportarlo in Giappone senza danneggiarlo si è ricorsi all'altissima tecnologia delle fibre di carbonio. |
::QUARTO GIORNO::
Robot, Bionica e Satiri all'Expo 2005
La Robotica gioca certamente un ruolo di primo piano alla Expo 2005.
Dai Robot supersofisticati della Toyota a quelli divulgatori della Mitsubishi--robot che dissertano su come sarebbe stata la terra se non ci fosse mai stata la Luna--a quello gigantesco della Charlie and Cholate Factory che siede nell'atrio del padiglione della NEDO--un robot che introduce il visitatore ai principi delle nanotecnologie--gli automi fanno sfoggio del livello di elevata sofisticazione tecnica raggiunto dai loro progettisti.
Alla Expo 2005 comunque i Robot assolvono anche funzioni molto umili e che includono la pulizia delle strade, i servizi di informazione, l'assistenza ai disabili, l'intrattenimento dei bambini, i sistemi di sicurezza e la sorveglianza degli impianti. Sono ben nove così i tipi di robot--uno di questi ha fattezze umane abbastanza realistiche-- che ad Aichi vengono adesso impiegati per assolvere compiti di supporto talvota di importanza vitale.
Dotati di intelligenza artificiale, la gran parte delle volte lavorano indipendentemente e raramente richiedono l'intervento dell'operatore umano.
Sottolineando il fatto che la robotica è la via del futuro, gli ideatori della Expo nell'area dedicata agli utenti giovanili--bambini tra gli uno e 12 anni--hanno pensato bene di organizzare anche due mostre tematiche. Una, la Prototype Robot Exit, che metteva in mostra oltre sessanta prototipi di robot ha chiuso i battenti alla fine di luglio. Un'altra invece, la Robot Station, va ancora col vento in poppa e attrae una media di 14 mila visitatori giornalieri.
In un padiglione che ricostruisce al suo interno un asilo infantile e una sezione ospedaliera, i robot intrattengono i piccolissimi in giochi di rime e canzonette e aiutano gli handicappati a spostarsi da un capo all'altro dell'edificio facendo uso di un sistema GPS e della perizia navigatrice del computer di bordo, d'una sedia a rotelle robotizzata.
La Robotica trova spazio anche al padiglione tedesco che mette in mostra i robot utilizzati dalle catene di montaggio dell'industria automobilistica di quel paese. Inoltre la Germania prendendo alla lettera il tema dell'esposizione, a Nagoya ci è arrivata con una mostra che offre uno sguardo approfondito sullo stato della ricerca bionica teutonica.
E così apprendiamo non solo che le ali dell'A380, il super aereo della Airbus, sono state ispirate da quelle di un aquila, ma anche che applicando l'effetto Loto alla ceramica di biomassa prodotta dai centri di riciclaggio tedeschi, adesso si possono produrre stoviglie che si lavano con una sola goccia d'acqua.
Bionis, così si chiama la mostra, espone anche ruote di motocicletta--quelle della BMW--che si rifanno alla biforcazione dei tronchi degli alberi e sottomarini tascabili che, usando la forma del corpo del pinguino, riescono a navigare riducendo lo spreco di carburante e incrementando però allo stesso tempo notevolmente la velocità di crociera.
Made in Italy
Anche nel padiglione Italiano, dove il tema è quello degli stili di vita delle tante italie--le regioni-- presenti nel nostro paese, la robotica trova un posto di rilevanza. La Scuola Superiore di Studi e Perfezionamento Sant'Anna dell'Università di Pisa, in collaborazione con l'Università di Waseda, ha sviluppato un robot la cui destrezza manuale non è inferiore a quella di un essere umano.
"Un robot che per la raffinatezza dei suoi movimenti potrebbe avere applicazioni importantissime nel campo dell'alta tecnologia, della chirurgia e dell'astronautica", afferma Salvatore Damiani, il direttore del padiglione della nostra nazione.
Rimarcabili anche i veicoli robotizzati per l'esplorazione marina e l'intervento antimina presentati ad Aichi dalla Hibot, una società italo-giapponese.
Ma al punto focale del padiglione italiano, collegando con un ponte che attraversa i millenni gli splendori artistico-tecnologici della Magna Gracia con quelli di Aichi, c'è il Satiro Danzante di Prassetile. Una scultura che non incarna solo il trionfo della creatività umana sulla materia inerte ma che per essere realizzata deve essere costata a suo tempo, oltre duemila anni fa, un ingente sforzo tecnologico.
Infaticabile nel contribuire grazia e conoscenza all'umanità, il Satiro Danzante nel suo trasferimento da Mazzara del Vallo a Nagoya ha anche stimolato la creazione di un nuovo tipo di imbracatura alle fibre di carbonio. Progettata dalla Finmeccanica per spostare la scultura dal suo piedistallo siciliano e proteggerla durante il lungo viaggio verso il Giappone, adesso l'imbracatura--prima del suo genere--verrà utilizzata per la manipolazione di altre opere d'arte.
Il diario online dell'inviato di Focus all'Esposizione Universale, che si svolge in Giappone in questi mesi, presenterà tecnologie e invenzioni che ci traghetteranno direttamente nel prossimo futuro. Tutto ispirato alla saggezza della natura e alla possibità di uno sviluppo armonico con l'ambiente.
Venti milioni sono i visitatori che affolleranno alla fine gli stand dell'Expo: ne erano stati previsti circa 15 milioni. I più presenti? I giapponesi... ma non solo. |
::QUARTO GIORNO::
Tirando le somme: la gente dell’Expo
Una Expo mondiale che si rispetti non poteva mancare di mettere in mostra anche i popoli del pianeta: il loro spirito; la loro storia; le aspirazioni e i loro sogni.
Il mondo in mostra ad Aichi è multiculturale e ha i colori dell'arcobaleno.
Per rendersene conto basta sedersi su una delle tante panchine poste lungo il Global Loop, la principale arteria pedonale di comunicazione della mostra, a fine giornata. Una parata grande su piloni che corre come un anello intorno alla parte centrale dell'esibizione, il Global Loop offre la possibilità di poter osservare in un solo colpo d'occhio le attività che sono in corso nelle varie aree della Expo 2005.
L'estate sta finendo
È un passatempo, quello di sederci a osservare, che svolgiamo con particolare piacere nell'ultima serata della nostra escursione ad Aichi. Lo facciamo mentre la calura afosa del giorno lascia il posto ad un vento fresco di nord-est e la bruma prodotta dai nebulizzatori sparsi un po' dappertutto nella mostra, si stende come un tenue velo sui pedoni che si avviano verso le uscite o gli spettacoli serali.
“È l'autunno che bussa alle porte”, osserva un po' triste Kumiko Higashi, l'addetta stampa che mi ha fatto da anfitrione per la giornata, “È sempre così in questa regione. Le serate di primo autunno sono confortevolmente fresche e il cielo si riempie di cirri, è il segno definitivo che l'estate è passata e nel nostro caso anche che la mostra si avvia alla sua conclusione”.
Il fatto che la fine sia in vista però non frena le frotte umane che si accalcano alle entrate di mattina presto come se fossero formiche pronte ad uscire dal formicaio. I giapponesi, che sono molto ordinati, una volta che s'aprono i battenti, danno d'assalto all'esposizione con gusto e compostezza. Inoltre, in questo scorcio di fine mostra, a riversarsi sulla Expo 2005 come un onda che si abbatte sul bagnasciuga non sono più prevalentemente i giapponesi-che hanno fino ad ora costituito il 95 per cento dei circa 20 milioni di presenze registratesi ad Aichi-il numero di occidentali, mediorientali e africani e anch'esso aumentato sensibilmente, tanto che adesso la marea vagante è trapuntata anche di cafetani, abiti coloratissimi dell'Africa sub-sahariana
La folla è così numerosa che questo pomeriggio molti spettacoli sono stati cancellati: gli organizzatori temevano per l'incolumità degli spettatori.
Il padiglione canadese affida a sei abitanti-rappresentativi della mistura etnica del paese-il compito di raccontare la ricchezza del Canada, sia dal punto di vista della popolazione che del suo rapporto con l'ambiente circostante e la tecnologia. Lo si potrebbe chiamare quasi un giorno nella vita del Canada.
Così guidati da un Inuit, un'immigrante etiope, un architetto d'origine cinese, un perito ambientale di Calgary, una danzatrice di Toronto e un marinaio di Halifax, ci raccontano-intervenendo su due schermi contrapposti--le stagioni del paese nord americano, i passatempi della sua gente, le sue strutture architettoniche, lo sforzo di preservarne l'ambiente e quello di celebrarlo nelle opere e nelle performance dei suoi artisti.
I latino-americani si affidano invece ai prodotti artigianali, alle foto delle loro pampe, foreste, montagne, altipiani ed oceani per raccontare la faccia dei loro paesi. Non mancando però di offrire anche uno spaccato della loro musica, a partire da quella andina e la salsa messicana, per finire con la musica di big band cubane alla Buena Vista Social Club.
Nel padiglione comune africano invece di pomeriggio si dà di mano ai tamburi e danzatori provenienti dalle più disparate latitudini del continente danno prova della loro perizia acrobatica. La folla ne rimane regolarmente estasiata e ogni pomeriggio la piazzetta adiacente al loro padiglione vive momenti da happening.
Gli italiani, brava gente, hanno lasciato alle regioni il compito di raccontare i loro tesori e per farlo sono stati chiamati in campo Missoni, il Palladio, le donne viticoltrici, le ceramiche siciliane, la Fiat 500, il cioccolato piemontese e il corallo di Torre del Greco.
Giappone: cosa rimarrà dopo l'Expo
I giapponesi e la prefettura di Aichi, unici ad avere più d'un padiglione alla mostra, nei loro siti di Seto si dedicano invece a esplorare pienamente il legame tra la loro gente e l'ambiente nel quale vivono. Ne emergono così una performance teatrale, “One Seed”, in bilico tra la tradizione No e quella wagneriana, nella quale una cast di giovani provenienti da tutte le province giapponesi ricostruisce scene di vita di gente comune fornendo delle istantanee coloratissime e chiassose-cosa non proprio consona al costume locale-dello stato dei rapporti interambientali e tra le classi sociali del paese.
Ad Aichi, il padiglione di Seto-una struttura alla Frank Lloyd Wright-è stato costruito in maniera organica all'ambiente. Anzi badando bene a non disturbare la foresta circostante più di quanto fosse necessario, il padiglione è stato eretto intorno a Konara, una Quercius serrata centenaria che viveva in zona.
“Alla fine dell'Expo i due piani superiori dell'edifico saranno eliminati”, racconta Ayumi Kajita, addetta stampa del settore Seto, “Quello che rimarrà sarà solo un centro per lo studio della tradizioni culturali della provincia che per tetto avrà Konara e nel quale scorrerà una cascata alimentata dall'acqua piovana”.
A cura di Anita Rubini