In Afghanistan, al fianco dei soldati statunitensi combattono oltre 2.000 robot: se, perciò, consideriamo il numero complessivo di militari in carne ed ossa, otteniamo una media di un automa ogni 50 esseri umani. Un dato impressionante, non c’è che dire, ma dimenticatevi di Skynet e del suo esercito d’implacabili Terminator, perché non hanno nulla a che vedere con irobot di cui stiamo parlando oggi.
I nostri eroi - se così possiamo chiamarli - presentano ancora limiti tutt’altro che trascurabili, soprattutto per quanto riguarda la loro “intelligenza artificiale”, eppure vengono utilizzati sempre più spesso e nei modi più svariati. Ad esempio, nell’attività di sminamento, oltre all’ormai celebre Talon controllato in remoto per disinnescare gli ordigni, è entrato in servizio il nuovo M-160, che è dotato di una pala rotante per dissotterrare le mine ed ha il compito di precedere l’Husky, il veicolo che trasporta le truppe specializzate in questo delicato compito. Ovviamente non possono mancare le critiche da parte dei più scettici: i modelli in questione non sono affatto autosufficienti ed hanno sempre bisogno di un operatore che li guidi, quindi è facile immaginare che buona parte di essi giaccia dimenticata nei magazzini militari e questa non è certo una bella notizia per i contribuenti americani, che ben sanno quanto siano costati alle casse dell’erario questi gingilli tecnologici. Un discorso a parte meriterebbero i droni volanti, decisamente più intelligenti e perfettamente in grado di muoversi da soli, ma i loro compiti sono più semplici e meno delicati.
D’altra parte, non si può pretendere troppo da ciò che è considerato la nuova “carne da cannone”: quello che importa è che ubbidisca pedissequamente agli ordini che gli vengono impartiti ed eviti che i veri soldati muoiano, immolandosi all’occorrenza al posto loro; poi, se proprio vogliamo conservare un certo spirito cameratesco, basterà aggiungere un lettore MP3 ed un altoparlante, per permettergli di diffondere “La marcia di Topolino”.